La Manon Lescaut di Puccini a Rimini e poi a Ravenna

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Certo tra le opere pucciniane non è la più rappresentata, ma non c’è dubbio che costituisca un momento fondamentale nell’arco creativo del grande compositore toscano e che per il pubblico sia ogni volta una sorpresa coinvolgente. Si tratta di Manon Lescaut, l’opera con cui questa sera prende il via la stagione lirica del teatro Galli – e che la prossima settimana sarà invece ospitata sul palcoscenico del teatro Alighieri di Ravenna.

Fondamentale perché, terzo titolo del suo catalogo, è quello che dopo il debutto al Regio di Torino nel febbraio 1893, gli apre le porte del successo. E dire che mettere in musica la vicenda narrata nel celebre romanzo di Prévost era un azzardo ché oltre a Auber a metà Ottocento, solo pochi anni prima anche Jules Massenet aveva composto un’opera su di essa, e con grande successo. Puccini però, spavaldo, accetta la sfida: lui «la sentirà da francese, con la cipria e i minuetti – arriva a dire –, io la sentirò all’italiana, con passione disperata».

Il successo gli darà ragione, del resto egli rilegge quel romanzo con occhi diversi, puntando non sull’intreccio della vicenda ma sull’essenza vertiginosa del sentimento, in maniera quasi simbolica e con piglio straordinariamente moderno. Arriva infatti per la prima volta a indagare fin nel profondo la psicologia dei personaggi, mettendo a fuoco più che le azioni gli sconvolgimenti delle loro coscienze.

La storia, ridotta a libretto attraverso un lavoro a più mani cui contribuirono Praga, Oliva, Illica, Leoncavallo, e finanche l’editore Ricordi (tanto che nessuna firma vi venne apposta), narra in un’asciutta sequenza di quadri l’amore irresistibile che lega il giovane Des Grieux e l’affascinante Manon, poi il tradimento, per denaro, di lei con il vecchio e ricco Geronte; il tentativo di fuga dei due giovani agevolato da Lescaut, fratello di lei, e il furto che il vecchio scopre, quindi la prigionia della donna e il suo esilio verso l’America dove Des Grieux la segue; infine la morte di stenti di Manon e l’impotenza di lui e del suo amore.

Alla fonte letteraria è risalito il regista Aldo Tarabella, cui è affidata la messa in scena di questa produzione, che insieme allo scenografo Giuliano Spinelli, si è concentrato su «un unico elemento poetico che potesse dialogare con la storia di Manon: un palazzo monumentale che, al pari dei sogni e delle ambizioni della protagonista dell’opera, subirà crolli e mutazioni, dal giocoso esterno del palazzo del primo atto agli interni maestosi del salone di Geronte al desolante molo del porto, sino alla sua definitiva metamorfosi nell’ultimo atto».

Ad interpretare il dramma sulla scena sarà un cast vocale composto in primo piano dal soprano Monica Zanettin nel ruolo del titolo; dal tenore Paolo Lardizzone come Des Grieux, dal baritono Marcello Rosiello nei panni del fratello Lescaut, nonché da Alberto Mastromarino in quelli del vecchio Geronte. Voci affidate alla direzione di Marco Guidarini sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini e del Coro Archè.

Lo spettacolo inizia alle 20; la replica di domenica 13 febbraio alle 15,30.

Info: 0541 793811 oppure www.teatrogalli.it

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