La libertà dei giovani e le paure dei genitori

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Con la bella stagione e con la fine della scuola e di tutte le attività invernali, i ragazzi hanno molto più tempo libero e in tanti cresce il desiderio di trascorrere ore lontano da casa, in compagnia di amici e dei primi amori. Queste necessità appartengono soprattutto ai più giovani, specie agli adolescenti, che si affacciano alla vita per la prima volta e che sono eccitati all’idea di fare nuove esperienze sia con i coetanei che in autonomia. Ma qual è il giusto limite da imporre a queste richieste di libertà e dove finiscono le reali preoccupazioni dei genitori e iniziano, invece, le paure che ogni mamma e papà nutrono nei confronti di ciò che potrebbe accadere al proprio figlio? Maggiori informazioni sull’argomento arrivano da Francesco Rasponi, psicologo e psicoterapeuta esperto di adolescenza e attivo sul territorio di Cesena.

La richiesta di maggiore libertà da parte dei figli è un segno di uno sviluppo che procede in maniera sana ed equilibrata?

«Certamente, e il rischio è che, dopo due anni di restrizioni, i nostri figli non ci chiedano più di uscire, di stare all’aria aperta e di interagire faccia a faccia con i loro coetanei. Siamo rimasti a casa anche per la paura di ammalarci o di far ammalare le persone care, inoltre, questa situazione è stata agevolata dall’uso degli schermi che hanno rappresentato un collante potente (sappiamo bene della loro presa esercitata soprattutto sui giovani e non solo). E allora, perché adesso uscire di casa? Ovviamente questa non è la situazione che caratterizza tutti gli adolescenti ma, se ci rifacciamo ai dati ISTAT, dopo la pandemia sembra che siano raddoppiati i disturbi legati all’ansia nei giovanissimi, che in molti casi si esprimono proprio con una certa difficoltà a uscire da casa. Quindi, in questo momento, chiederci di uscire e prendere l’iniziativa rispetto a eventi extrafamiliari rappresenta doppiamente un indice di salute ed è segno che il processo di sviluppo evolutivo sta procedendo positivamente».

Come orientarsi rispetto alla libertà da concedere ai propri figli?

«È chiaro che non abbiamo un manuale che ci dice cosa fare: dobbiamo considerare, non solo l’età, ma il contesto e la cultura di appartenenza e soprattutto le capacità di ogni singolo ragazzo. I genitori, inoltre, possono orientarsi anche attraverso un confronto con gli altri genitori per cercare di capire quali potrebbero essere le uscite e le libertà più appropriate. È fondamentale che tutto ciò sia contraddistinto da una certa progressione e gradualità che deve portare verso uno sviluppo pieno dell’autonomia e dell’indipendenza dei propri figli».

Come parlare con loro dei pericoli esistenti fuori casa senza però spaventarli?

«Credo che a volte vadano anche spaventati, perché ci sono tanti pericoli oggettivi e su alcuni vanno messi “sul chi va là” con decisione. Per esempio, l’incontro con estranei, l’accesso alle bevande alcoliche, anche semplicemente stare attenti per strada sono tutte situazioni di cui bisogna discutere apertamente. Penso che al di là dell’angoscia dei genitori, sia importante tessere un dialogo, in cui ognuno racconti la sua versione, i propri bisogni, con l’obiettivo di mettersi d’accordo e di favorire la crescita e la presa di responsabilità da parte dei ragazzi».

Dove finisce la preoccupazione reale dei genitori e dove inizia l’ansia rispetto a quanto potrebbe accadere quando i figli sono lontani da casa?

«Questa separazione da parte dei figli, che per tanti anni sono stati sotto lo sguardo dell’adulto, può preoccupare, ma non deve paralizzare, anzi ci si deve dotare degli strumenti utili per affrontare questa situazione che, dal punto di vista evolutivo, guai se non si verificasse. La spinta degli adolescenti verso una maggiore autonomia è, infatti, sana e fisiologica. Tutti i genitori, quando i figli cominciano a fare queste richieste, devono prendere coraggio e affrontare alcuni rischi, che devono però essere conosciuti, calibrati e calcolati. Questo passaggio evolutivo deve essere vissuto in sicurezza, con un dialogo continuo con i propri figli, attraverso il quale venire a compromessi. Infine, credo che sia fondamentale far capire loro che questa libertà se la devono guadagnare, rispettando le indicazioni formulate in famiglia».

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