La guarigione non è mai un fatto solo personale

Ogni volta che si avvicina l’anniversario della mia malattia, vado sempre a rileggermi i pensieri che avevo scritto in quei momenti. Pensieri legati a come affrontare le lunghe cure e a come trovare lo stimolo dentro di me per riuscire a sconfiggere quello che tutti i medici dicevano impossibile da combattere. Credo sia importante condividere queste riflessioni con tutti quelli che stanno affrontando ora le cure oncologiche perché sono convinto che solo con un atteggiamento positivo si possa uscire vincitori dalla battaglia per la vita!!

La malattia, con la sua forza prorompente, scardina il recinto dell’abitudine, e ti pone di fronte ad un mondo di relazioni che prima, seppur sotto i tuoi occhi, non riuscivi a cogliere e, di conseguenza, sviluppare e valorizzare. Relazionarsi non è per nulla un’azione automatica, da dare per scontata.
Le relazioni salvano o condannano, ma non possono essere neutre, sarebbe un’illusione mortale. Non è indifferente che tu che sei qui al mio fianco, ora, proprio adesso, ci sia davvero o no. Non è indifferente che io sia oggi in questa stanza, con i tubi della chemio attaccata e abbia di fronte a me queste persone, questi visi, questi sguardi, ognuno diverso, unico, con una diversa storia da raccontare, da ascoltare e da condividere.
Penso di aver imparato molto dalla frequentazione dei miei occasionali compagni di terapia. Con molti di loro non ho nemmeno scambiato due chiacchiere, con qualcuno giusto un cenno di saluto, ma ognuno di loro, volente o meno, mi ha comunicato il suo personale approccio alla malattia.
La parola non è necessaria, qui la conoscenza, la relazione, passano attraverso canali epidermici. Anche in questo caso non sono le parole a essere rappresentative di uno stato d’animo, bensì gli occhi. Dallo sguardo di un “collega” di terapia si possono capire molte cose. C’è chi ti incoraggia con uno sguardo fiero e rassicurante, chi sfugge o nasconde dietro le palpebre la voglia di farla finita.
E poi ci sei tu. Tu, che come gli altri, giochi una parte importante in questo quadro relazionale. I tuoi occhi parlano per te, e anche tu cominci a capire che, gradualmente, diventi un riferimento per chi ha iniziato questo percorso di terapia dopo di te. Se chi è arrivato prima ti ha dato sicurezza tramite uno sguardo, una parola, un gesto di conforto, ora anche tu hai la tua missione. Non è pensabile infatti vivere questi momenti solamente come personali, ma è necessario saperli vivere anche come servizio per gli altri. Non è questione di altruismo, sono convinto che questo atteggiamento porti beneficio in primis proprio a noi stessi che ci apriamo al mondo, agli altri, alla relazione. La guarigione non è mai, ripeto mai, un fatto solo personale.

(*) Associazione Papa Giovanni XXIII

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