La favola bella degli ungheresi sulla spiaggia di Rimini

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Dell’Hotel Hungaria e del suo solerte conduttore, l’ungherese Arthur Aczel, ci siamo occupati la settimana scorsa; ora è la volta dei coniugi Muller che, a partire dall’estate del 1912, assumono la gestione dell’albergo di proprietà del russo Dimitri De Gravenhoff. I Muller proseguono la politica turistica del loro predecessore, tutta orientata sui sudditi dell’Impero austro-ungarico, e l’hotel non solo continua ad essere il punto di ritrovo della noblesse europea in vacanza a Rimini, ma anche la sede dei grandi eventi della bella stagione: ricevimenti, concerti, feste di ballo. Il più esclusivo di questi galà è la festa di Sant’Anna, giornata nazionale ungherese. La ricorrenza, che si celebra il 26 luglio, domina l’interesse politico-mondano dell’estate e coinvolge le personalità cittadine e forestiere più rappresentative. Nel piazzale antistante l’albergo la Banda municipale rallegra gli ospiti, sempre numerosi, per l’intera giornata con programmi di musica classica e sinfonica. Dopo la cena, la cerimonia prosegue con il tradizionale ballo. Durante queste favolose serate le sale dell’albergo si riempiono di principesse, diplomatici, ufficiali, scrittori, pittori, artisti… e tra romantici valzer e scapigliati dancing – scrive Il Momento il primo agosto 1909 – «si alternano conversazioni gaie e brillanti nella confusione… delle lingue». La stampa ha i riflettori puntati su questa giornata. «Domenica sera i vasti signorili locali dell’Hotel Hungaria – riferisce il Corriere Riminese il 31 luglio 1912 – raccoglievano quanto di più elegante e di più aristocratico accoglie attualmente Rimini» e Il Gazzettino Azzurro il 4 agosto 1912 aggiunge: «La hall sfolgorava di luce e di gaiezza, mentre i giardini e la terrazza a mare erano simpaticamente illuminati». Nel 1913 l’anniversario di Sant’Anna supera per partecipazione ed eleganza tutte le precedenti edizioni. Da Il Momento del 31 luglio uno stralcio di cronaca della serata: «La festa da ballo di sabato all’Hotel Hungaria è riuscita veramente splendida. Tutta la rappresentanza più elegante di Rimini si è data convegno nel maestoso Hotel; gli onori di casa con squisita signorilità vennero fatti dai coniugi Muller. Alle 24 il vasto salone da ballo, le sale e le terrazze adiacenti erano gremitissime di ospiti … le danze sempre animatissime incominciarono alle 22 e si protrassero fino all’alba. All’una è stato servito un sontuoso rinfresco ricco d’ogni ben di Dio». L’estate del 1914 è annunciata dalla stampa sotto i migliori auspici. «Tutto fa prevedere che avremo quest’anno una stagione balneare brillantissima», profetizza Il Giornale del Popolo il 30 maggio. I Muller, fin dal mese di maggio, hanno l’albergo pieno zeppo di ungheresi, i quali – come da consuetudine – anticipano la vacanza per assaporare in solitudine la quiete della spiaggia. Le prenotazioni sono ottime fino a settembre. La stagione balneare procede meravigliosamente. I trattenimenti dell’Hungaria stanno rendendo la vacanza indimenticabile con piena soddisfazione degli ospiti e dei coniugi Muller. Tutto questo, però, fino al 23 luglio, quando scocca l’ultimatum dell’Austria alla Serbia. Una doccia fredda, che precede di cinque giorni l’inizio delle ostilità europee. I bagnanti stranieri, specialmente quelli di nazionalità austriaca e ungherese, abbandonano immediatamente il lido. L’Hotel Hungaria, immerso nei preparativi della imminente ricorrenza di Sant’Anna, vede scappare gran parte dei suoi clienti. Seppure con un ritardo di qualche giorno, i coniugi Muller solennizzano la festa nazionale magiara, ma per la prima volta la serata, con i suoi protagonisti – quegli ungheresi sempre salutati dalla stampa locale come «nostri amici e fratelli» e «cavallereschi ospiti» – trascorre in un clima teso e melanconico, foriero di drammatici avvenimenti. Per cercare di rassicurare gli stranieri e favorirne la venuta, Il Gazzettino Azzurro del 16 agosto 1914, nella illusione che il conflitto europeo non avrebbe coinvolto l’Italia, Rimini e la sua spiaggia, scrive: «Nonostante il momento critico che si attraversa e le voci false messe probabilmente in giro da interessati albergatori alpini, la colonia bagnante all’Hotel Hungaria è sempre abbastanza numerosa. Proseguono in ogni mercoledì le conversazioni con danze». Parole dettate dal cuore, ma senza alcun riscontro con la realtà. La guerra, infatti, fa precipitare la situazione e l’insolita atmosfera che si determina chiude prima del tempo la stagione dei bagni. L’indirizzo, poi, che prenderanno le vicende politiche nazionali metteranno la parola fine alla straordinaria storia dell’Hotel Hungaria. Requisito dallo Stato nel novembre del 1917, l’edificio ospita per diversi mesi una colonia di profughi veneti giunti a Rimini in seguito alla “rotta di Caporetto”. L’11 luglio 1920 un decreto del regio commissario del Comune Ernesto Reale mette lo stabile di Dimitri De Gravenhoff a disposizione di alcune famiglie sprovviste di abitazione. «Il primo ottobre 1921 il prefetto della provincia revoca il provvedimento commissariale», ma l’“occupazione” dura fino al marzo del 1922 (Atti del Consiglio comunale di Rimini, 13 ottobre 1923) «Rinfrescato, ripulito e italianizzato», come scrive simpaticamente Il Gazzettino Azzurro, l’Hungaria riapre nell’estate del 1922 con il nome di Hotel Savoia. Proprietari e gestori sono i fratelli Grossi, una famiglia di pionieri dell’industria turistica riminese, già conduttori dei ristoranti “La Torre” e “Regina”.

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