La diagnostica per immagini, un’eccellenza cardiologica

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Se la ricerca in ambito cardiologico sta facendo passi da gigante lo si deve anche alla diagnostica per immagini. A parlarne è il Dr. Gianluca Pontone, direttore del Dipartimento di Cardiologia peri-operatoria e Imaging Cardiovascolare del Monzino Irccs, considerato uno dei massimi esperti europei sull’attività delle applicazioni cardiovascolari della risonanza magnetica. Un vero e proprio luminare che, con il suo team, è periodicamente a Ravenna 33 per visite di secondo livello e per l’esecuzione e refertazione degli esami di diagnostica per immagine avanzati.

Dr. Pontone, quali sono attualmente le ultime novità in ambito cardiologico?

«Non sono tanto legate alla diagnostica ma all’applicazione di tecniche radiologiche, quali TAC e Risonanza Magnetica, che in passato non avevano un uso estensivo. Dopo una lunga e faticosa fase di ricerca, ora si è raggiunta una certa ‘robustezza’ clinica estensiva. Questo è stato possibile perché il progresso tecnologico ha consentito di valutare organi come il cuore, che prima si riusciva a visionare solo in forma statica, anche in movimento grazie all’imaging».

In passato si tendeva a legare l’eccellenza cardiologica agli Stati Uniti, dove da sempre si stanziano fondi importanti per la ricerca. È ancora così o è diventato un luogo comune?

«Non c’è più nessun divario fra Italia e Stati Uniti, o fra Europa nel suo complesso e Stati Uniti, a livello di curricula. Basta analizzare in rete le pubblicazioni scientifiche per rendersene conto e l’intensa attività congressuale a livello nazionale che attirano cardiologi da tutto il mondo».

Parlando di imaging, il pensiero va subito a TAC e Risonanza Magnetica. Cominciando dalla prima, quali sono i vantaggi per il paziente?

«La TAC ha un gran numero di indicazioni. Si tratta anzitutto dell’attività principale per la valutazione della malattia coronarica, da qui anche il nome di TAC coronarica. Il suo massiccio impiego è stato sdoganato nel 2019».

In materia di TAC, qual è oggi la scelta migliore?

«Benché le linee guida consentano anche TAC a 64 strati, si rende sempre più necessaria una tecnologia a più ampio coverage. La TAC a 256 strati di cui Ravenna 33 si è recentemente dotata, consente alla struttura ravennate di porsi a un livello di eccellenza».

Quando si ricorre invece alla Risonanza Magnetica Cardiaca?

«In tutti quei casi in cui è bene indagare il muscolo cardiaco e le sue strutture con un imaging raffinato. Non è un esame di primo livello, pertanto è sempre il cardiologo a prescriverlo dopo aver già svolto l’ecocardiogramma. Ha numerosi campi di applicazione e, negli ultimi anni, sta rivestendo un ruolo sempre più importante in ambito cardiologico».

Quanto è importante la preparazione di tecnici e medici nella gestione di macchinari così potenti?

«Fondamentale. Macchinari performanti richiedono personale altamente preparato. Da qui nasce la collaborazione che il Centro Cardiologico Monzino Ircss ha aperto con Ravenna 33, all’insegna del principio di “Virtual Hospital”, che consiste nel portare sul territorio l’imaging avanzato. Lo spirito del progetto è quello di iniziare un percorso di addestramento per far sì che i centri possano diventare autonomi nell’esecuzione e refertazione di TAC Coronarica e Risonanza Magnetica Cardiaca. L’abbondanza di informazione che questi moderni macchinari consentono, va gestita al meglio per poi impostare la più idonea terapia per il paziente».

A Ravenna 33 lei e la sua équipe effettuate periodicamente anche visite cardiologiche di approfondimenti per un secondo parere specialistico (ndr, “second opionion”)…

«Sì. In generale, vediamo pazienti complessi, a volte giudicati anche non trattabili in altri contesti e per cui spesso è invece possibile giocare altre carte non prese precedentemente in considerazione. In molti casi, per esempio, semplicemente grazie all’imaging avanzato si cambia diagnosi al paziente perché si scoprono cose diverse. E questo ci riempie di soddisfazione…».

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