La crisi dei cinema colpisce anche De Luigi

«La cosa più orribile che abbia visto in vita mia». Qualcuno ricorderà la citazione (dal film Blob. Il fluido che uccide, da cui la popolare trasmissione di Rai 3). Dell’universo distopico della pellicola del 1988 rischiano di condividere l’atmosfera le sale cinematografiche italiane. Messe a dura prova come tante altre attività da due anni di pandemia. Dopo la chiusura dell’anno horribilis 2020 (-71% di presenze e incassi su scala nazionale) un nuovo e temuto tsunami sta colpendo anche la Romagna.

Il decreto “ammazzacinema”

Il colpo di grazia è arrivato alla vigilia di Natale, con l’annuncio del decreto che ha sancito l’ingresso nelle sale con super green pass e obbligo di mascherine FFp2. Con una solo ventilata ipotesi di introduzione anche della regola del tampone che ha fatto da detonatore al caos. Risultato: non è stato un dolce Natale.

Lo spettro che si aggira tra gli schermi, la concorrenza spietata delle piattaforme online, dove i film approdano dopo poche settimane dall’uscita nelle sale – vedasi i casi di È stata la mano di Dio di Sorrentino e l’emblematico Dont’ look up diventato un trend topic sui social solo dopo l’uscita in streaming.

Uscite rimandate

A fare esplodere la situazione, ora, la recente decisione da parte di diverse case di distribuzione di rinviare l’uscita dei film più attesi per i mesi di gennaio e febbraio. La parola spauracchio è “pending”, nel gergo cinematografico: in attesa di data di uscita. Tra i titoli “pending” spicca Spencer di Pablo Larrain, mentre per i film italiani, se è stata confermata l’uscita di America Latina dei fratelli D’Innocenzo (in sala in questi giorni), è stata invece messa in stand by l’uscita di Tre di troppo di Fabio De Luigi che doveva arrivare nelle sale il 27 gennaio.

Giometti: «Peccato per De Luigi»

«È una situazione mai vissuta prima d’ora – avverte Massimiliano Giometti, patron della Multisala Le Befane a Rimini e del Cinepalas a Riccione –. La scelta di spostare il film di De Luigi ci ha rattristato moltissimo, lui stesso era entusiasta di arrivare in sala. Ma è solo uno dei tanti casi. In questi giorni, poi, a toglierci la terra da sotto i piedi, è arrivata anche la notizia che la Disney ha deciso di fare uscire anche il prossimo film Pixar ( Turning Red) direttamente sulla piattaforma».

Naccari: «La tempesta perfetta»

«Il nostro cinema, come il cinema in generale, sta attraversando la classica tempesta perfetta» gli fa eco Roberto Naccari, descrivendo la situazione del Supercinema di Santarcangelo, dove si è passati da una riduzione dell’11% a settembre, al -52% di ottobre per chiudere con un dolente -73% a dicembre. «Una pandemia – ragiona Naccari – che ha accelerato un processo di progressivo allontanamento dalle sale cinematografiche a causa della forte concorrenza delle piattaforme digitali, un settore attraversato da forti divisioni e mal rappresentato da associazioni di categoria deboli e impreparate ad affrontare una crisi, un livello di interlocuzione politica scadente incapace di affrontare alcuni nodi problematici del sistema come quello delle finestre di programmazione e del rinnovamento delle strutture cinematografiche»: eccoli in sintesi i fattori che hanno scatenato la tempesta perfetta e che hanno portato il Supercinema a decidere in questo frangente di tenere chiuse le sue due sale nelle giornate del giovedì.

Paganelli: «Si è persa l’abitudine»

«Con il decreto di dicembre siamo passati da un giorno all’altro da -40 a -70%. I risultati sono drammatici» spiega dal canto suo Maurizio Paganelli, gestore dei cinema Aladin di Cesena, di Saffi e Astoria a Forlì, del Cineflash di Forlimpopoli e del Cine Plus di Comacchio. «Navighiamo a vista – aggiunge –. Siamo stati costretti a introdurre uno o due giorni di riposo settimanale». Anche Paganelli vede una concomitanza di fattori che hanno prodotto la situazione odierna, ma a preoccupare è soprattutto «la perdita di abitudine a uscire di casa, ormai la sera le città sono deserte».

Elena Zanni: «Le bollette restano»

In questo scenario, quello che non cambia sono le bollette da pagare, i cui costi si sono però moltiplicati. Eppure, «dalla riapertura a settembre avevamo iniziato a vedere un po’ un crescendo – osserva Elena Zanni, direttrice del Fulgor e del Settebello di Rimini – grazie a film come quelli di Almodovar e di Wes Anderson. Dal 24 dicembre è iniziata l’ecatombe, perché purtroppo è passata di nuovo la narrazione che siamo veicolo di contagi quando così non è».

«Ricambio d’aria assicurato»

«Nei cinema c’è un ricambio d’aria incredibile. Un circuito che purifica l’aria come se avessimo le finestre aperte» spiega Elena Zanni, che con la sua simpatica presenza accompagna ormai da tempo l’inizio di ogni film, al Fulgor, con un invito agli spettatori a rispettare le regole anti Covid19.

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