La coreografa Gribaudi in prova aperta a Mondaino

«Lo stimolo di partenza è il desiderio di vivere ogni giorno come una ricorrenza da festeggiare, e questo diventa il tempo in cui una comunità si ritrova nel teatro e decide di fare festa». È lo spirito di Monjour, il nuovo spettacolo della pluripremiata coreografa e danzatrice torinese Silvia Gribaudi, in residenza al teatro Dimora di Mondaino dal 25 agosto all’8 settembre, dove terrà due prove aperte al pubblico, il 28 agosto e il 4 settembre. Questo perché, come ci ha spiegato, «il lavoro è stato attraversato dalla pandemia, è stato interrotto e dopo averlo ripreso ha necessità di un confronto col pubblico e la prova aperta è un momento speciale per assaporarne insieme il gioco, capire cosa arriva». Gribaudi, che coi suoi ultimi tre lavori “A corpo libero”, “Rosa” e “Graces”, ha ricevuto i più prestigiosi riconoscimenti nazionali e ha partecipato ai festival più importanti, ricevendo un’attenzione sulla sua danza che non ha precedenti per una disciplina che difficilmente sale alla ribalta, va avanti con determinazione nella sua personalissima ricerca artistica. È basata sull’impatto sociale del corpo, sulla relazione tra spettatore e performer, sull’incontro poetico tra artisti e comunità. La sua è un’idea di danza “altra” attraverso cui investiga sul tema del movimento e della bellezza mettendo a diretto confronto, giocando, smontandole sagacemente, sulle convenzioni legate alla forma dei corpi, ai generi, alle età, ai gesti quotidiani e a quelli coreografici, con un linguaggio basato anche su un confronto-scontro carico di ironia tra danza praticata e danza idealizzata. Anche il nuovo spettacolo, la cui première sarà a ottobre al Torinodanza festival, nasce dall’esperienza dell’incontro e della pratica. «Si ispira agli aneddoti e agli immaginari raccolti nel 2019 nella prima residenza tenuta a Prali, un paese di 239 abitanti nella Val Germanasca».

Chi c’è sul palco? E lei ci sarà?

«C’è un nuovo staff di danzatori-performer composto da un attore-clown (che è il riminese Fabio Magnani), 2 acrobati e 2 danzatori, uniti per creare uno show che metta al centro della scena il concetto di festa, incontro, comunità. Ed è la festa dei corpi circensi, dei corpi storti, dei corpi pensanti e danzanti, del paese del teatro. Perché Monjour si colloca tra il circo e la danza e prova a fotografare il nostro tempo. Si vedrà se io sarò in scena, ma pare di sì».

Perché interrogarsi oggi sull’idea della festa?

«Dopo il covid ha ancora più senso provare le emozioni della sorpresa di un giorno speciale e capire cosa accade quando una comunità si ritrova e decide di fare qualcosa. Noi ci poniamo queste domande ed è la ragione per cui il lavoro giorno per giorno si trasforma, e ciò accadrà fino all’ultimo».

Come viene restituita allo spettatore questa modalità?

«Il lavoro è una sorta di fumetto animato perché entrano in gioco le opere della disegnatrice Francesca Ghermandi che affiancano il tessuto drammaturgico-coreografico e ci permettono di entrare a volte in un mondo astratto, altre in un circo o nella sua visione di teatro, tutto ciò facendoci immergere in un’esplosione di colore».

I 5 protagonisti sono molto differenti tra loro.

«I magnifici 5 sono performer sempre pronti a offrirsi in virtuosismi, nella generosità costante e nella necessità di esistere attraverso la relazione con il pubblico. Qui si replica una costante dedica: “È per te!”, ogni azione, ogni celebrazione, anche quando c’è silenzio o il ritmo della relazione subisce delle distanze. Vogliamo celebrare gioiosamente un giorno, ridendo di noi fuori dal tempo, e ripartire da questo giorno dove solo la presenza, come accade per la montagna, ha senso di esistere». Gribaudi in questo periodo rtiene anche un laboratorio di danza e movimento per la comunità di Mondaino. Info: teatrodimora@arboreto.org

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