La compagnia Menoventi a Forlì e poi a Rimini

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Un reading per il festival Crisalide questa sera a Forlì e una prima nazionale sabato per la rassegna teatrale e musicale Le città visibili di Rimini.

Due serate all’insegna della compagnia Menoventi, gruppo teatrale, fondato nel 2005 a Faenza da Consuelo Battiston e Gianni Farina: il coinvolgimento del pubblico, l’immersione sono il fil rouge delle loro produzioni. Così è per “Lei conosce Arpad Weisz”, reading in programma oggi, alle ore 21, al teatro Felix Guattari di Forlì, tratto da “Dallo scudetto ad Auschwitz” di Matteo Marani, con Consuelo Battiston e Beatrice Cevolani, ispirato alla figura dell’allenatore del Bologna calcio di origine ebraica e morto ad Auschwitz.

«Una lettura – spiega il regista Gianni Farina – durante la quale le due attrici e il pubblico si troveranno in un ambiente quadrifonico». Richiami e suggestioni sonore per ricreare i luoghi della storia: il campo da calcio, il campo di concentramento e il campo di battaglia, in un gioco di specchi e rimandi. «Un progetto sonoro molto ricco, quasi cinematografico».

Prima nazionale invece per “Entertainment. Una commedia dove tutto è possibile”, in scena domani al Teatro degli Atti, ore 21.30, con Tamara Balducci e Francesco Pennacchia, cooprodotto insieme a Le Città Visibili. Il testo è firmato dal drammaturgo russo Ivan Vyrypaev.

Farina, come avete conosciuto Vyrypaev? «La proposta è arrivata da Tamara Balducci. Questo testo non era stato né tradotto né rappresentato prima in Italia. Non siamo soliti portare in scena scritture di altri, ma le parole e il pensiero di Ivan Vrypaev ci hanno subito conquistato. Il contenuto e gli stilemi utilizzati dal drammaturgo russo sono in perfetta sintonia con le nostre ricerche».

La storia è quella di un uomo e di una donna che vanno a vedere uno spettacolo e da questa occasione iniziano a riflettere sulle regole della finzione scenica.

Quale aspetto vi ha conquistato maggiormente? «Entrambi i temi principali: la riflessione sulla sottile frontiera tra rappresentazione e realtà e la riflessione sull’amore. Ci interessa il discorso meta-teatrale, ma anche capire cosa accade quando due attori sul palcoscenico si baciano, quando le loro labbra entrano in contatto. Cosa succede? Si innesca un cortocircuito fisico e il confine tra ruolo dell’attore e persona si confonde. È questo il tema che ci interessa rappresentare».

Avete apportato qualche modifica alla rappresentazione originale? «Siamo stati piuttosto fedeli al testo. La regia è discreta. La messa in scena minimale per mettere in risalto gli attori. Il vero segno che lascio in questo spettacolo è l’inversione dello spazio teatrale. Il pubblico sarà sul palcoscenico, gli attori seduti in platea. Gli spettatori potranno avere una percezione diversa, circondati dagli strumenti e dai macchinari dei dietro le quinte, dalle corde dei fondali, dalle lampade, dagli estintori. Un punto di vista inusuale».

Avete conosciuto Vyrypaev? «Sì, via Meet. Ci siamo confrontati con lui. “Entrelacement” è nato prima dello scoppio della guerra fra Russia e Ucraina e con Ivan abbiamo parlato anche di questa drammatica situazione. Lui e sua moglie sono dissidenti e autoesiliati dalla Russia da 4 anni. In questo periodo è attivo per aiutare altri artisti e intellettuali russi che non sono d’accordo con la politica di Putin e che vogliono andarsene dal loro paese».

Avete altri progetti in programma? «A Ottobre tornerà a Faenza il Meme festival, ideato da noi ormai 10 anni fa. Uno spazio aperto a tutte le espressioni sceniche. Stiamo inoltre lavorando ad un nuovo progetto ispirato al saggio di Gunther Anders “L’uomo è antiquato”».

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