La chimica virtuosa che fa bene all’ambiente

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All’interno dei loro database hanno catalogato qualcosa come quattromila differenti ricette per la produzione di semilavorati in gomma, ma alcune di queste sembrano tracciare, più di altre, una “nuova” linea intrapresa dalla ravennate Evercompounds. Il production controller Brando Cornacchia e la quality manager Morena Sorrentino parlano di «passaggio dalla chimica tradizionale a quella virtuosa», che nella sostanza significa l’aver orientato parte del business alla produzione di mescole che contengono ingredienti provenienti da fonti bio o da materiale riciclato, attuando tra l’altro procedure di miscelazione a elevato risparmio energetico. Dentro gli uffici dedicati alla ricerca, ci sono alcuni esperti che stanno addirittura esplorando soluzioni volte a utilizzare scarti di lavorazione provenienti dalla filiera del food e, anche se ammettono che sia ancora presto per parlarne, assicurano che non si tratta affatto di fantascienza.

In una fase storica nella quale il “green” sta entrando sempre più di prepotenza dentro la grande giostra del dibattito globale, proprio il mondo dell’economia reale è chiamato, più di altri, a fare la propria parte nella produzione di beni che vadano verso una sempre maggiore tutela dell’ambiente. La sfida dentro l’azienda che ha sede a Fusignano, nel Ravennate, è stata avviata per volontà di un cliente, che aveva chiesto loro di poter lavorare sulla realizzazione di un semilavorato in gomma con determinati requisiti anche sotto il profilo del riutilizzo di materiali riciclati. Il direttore tecnico e i sette analisti che compongono il reparto di ricerca e sviluppo della Evercompounds si sono messi all’opera – proprio sull’R&D la società investe ogni anno il dieci per cento del suo fatturato – e, dopo una fase sperimentale e una serie di prove finalizzate all’ottimizzazione del dosaggio dei vari componenti, ne sono usciti con un prodotto per l’edilizia realizzato da una componente bio certificata al 40%.

Tradizione verde

I progetti su cui la società si sta impegnando fanno riaffiorare i ricordi di tempi passati e di una imprenditoria chimica che, in anni non sospetti, guardava al green e alla sostenibilità come a concetti imprescindibili per lo sviluppo di un’economia più attenta all’ambiente. Negli anni Ottanta, tra i primi, furono il romagnolo Raul Gardini e la sua Montedison ad impegnarsi, al punto che nel 1990 all’interno dello stabilimento della Novamont, allora facente parte del gruppo capitanato dal “corsaro”, brevettarono la bioplastica biodegradabile Mater-Bi, con una produzione iniziale di 4mila tonnellate. Oggi la tradizione di Gardini rivive grazie all’ad di Novamont Catia Bastioli, che tra l’altro ha curato la prefazione di un libro sull’imprenditore dal titolo “L’uomo che inventò la bioeconomia”. Ma progetti come Ecompounds – così si chiama la linea di semilavorati bio realizzati dall’azienda di Fusignano – non fanno altro che sottolineare ancora di più l’attenzione di questo territorio nei confronti delle tematiche “verdi”.

Gomma da sempre

Di tradizione, tra l’altro, ne è intrisa anche la stessa Evercompounds, parte del Gruppo CM Manzoni. Quest’ultima, infatti, ha le radici piantate nella terra di Fusignano, dove nel 1965 ha iniziato a operare producendo suole in gomma per le scarpe. In quel periodo, pochi lo ricordano, nel piccolo comune situato nella provincia di Ravenna era fiorito uno dei comparti del calzaturificio più grandi del Paese e, anche se col tempo vi è stata una quasi definitiva scomparsa della vita economica della cittadina, oltre ad una sua progressiva emarginazione dal resto del territorio, società come CM Manzoni hanno continuato a investire e ad espandersi.

Così nel 2001, dall’acquisizione di Evergomma dal gruppo Phoenix (Germania), è nata Evercompounds come evoluzione della precedente Vig – Venturoli industria della gomma. Oggi la società, al cui timone c’è l’amministratore delegato Massimo Mosconi, è diventata la punta di diamantate del Gruppo, che comprende cinque sedi produttive (tre in Italia, una negli Stati Uniti e una in Messico) e fattura globalmente oltre 90 milioni di euro all’anno.

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