La Cesena prestorica e tardo medievale riemerge dagli scavi all’Osservanza – VIDEO

«A 170 ho smesso di contare», riferisce uno dei volontari del gruppo archeologico quando gli si chiede delle presenze all’evento di venerdì pomeriggio a Cesena. Sono quasi 200, oltre ogni aspettativa, le persone che venerdì alle 18 si sono presentate in via Borboni, all’ingresso del cantiere di scavo archeologico accanto al complesso dell’Osservanza per l’iniziativa “Cerchi nei campi”, pensata per raccontare quanto scoperto nello scavo archeologico preventivo del cantiere su cui sorgerà il nuovo asilo finanziato con i soldi del Pnrr.

Per condividere la meraviglia


«Sono stati fatti scavi di archeologia preventiva su tutti i cantieri del Pnrr – premette Romina Pirraglia della Soprintendenza Abap Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – ma questo è quello che ha dato i risultati più sorprendenti». Non è la prima volta che a Cesena vengono organizzate iniziative del genere, «la risposta dei cesenati è sempre sorprendente», commenta Pirraglia. La zona di scavo era già considerata ad alta potenzialità archeologica: «In questo punto, mai stato edificato, ci aspettavamo di trovare sepolture di monaci o delle pertinente del vecchio convento di età tardo medievale. Così non è stato, ma quello che abbiamo trovato è stato più sorprendente». All’occhio inesperto quella su cui si muovono è un’area brulla con qualche solco nel terreno, è il racconto degli archeologi della ditta Akanthos che aiuta il pubblico a tradurre quelle tracce, a collocarle nella storia. Il risultato, sperato e in effetti raggiunto, è che alla fine si riesce a condividere con loro almeno un po’ del senso di sorpresa e di meraviglia che hanno provato quando li hanno rinvenuti.

La capanna e i circoli funerari


Scavando a circa 140 centimetri quelli in cui si sono imbattuti sono rinvenimenti di età piuttosto distanti tra loro e ciascuno a modo proprio sorprendente. «Vedete questa serie di buchi regolari e paralleli? – chiede Lorenzo Urbini di Akanthos – Ci raccontano che questa 4000 mila anni fa era un’abitazione, questi infatti sono i segni dei pali di una capanna protostorica». Sono protostorici anche i due circoli funerari, uno a nord e uno a sud, si tratta di rinvenimenti “rari” ma la cui funzione è ben conosciuta e documentata. «Dovete immaginare delle collinette di terra, come delle semisfere – spiega Urbini – è un modo di seppellire documentato in Emilia, Veneto, Centro Italia, diffuso e usato dall’età del rame all’età del ferro. Seppellivano così solo chi stava in alto nella piramide sociale». In uno dei due hanno rinvenuto due sepolture nel fossato: un uomo e una donna. Su entrambi gli scheletri saranno effettuate analisi ulteriori, comprese quelle del Dna antico e del carbonio 14.

L’edificio tardo medievale


Spostandosi di qualche metro nel cantiere si fa un balzo in avanti di 3000 anni. A pochissima distanza dalla capanna protostorica ci sono le tracce di un edificio di epoca tardo medievale di cui rimane solo “l’impronta” delle fondamenta: «Una volta dismesso è stato completamente spoliato, per riutilizzarne tutti i materiali». Urbini indicando il perimetro dell’edificio ancora visibile a terra, spiega che probabilmente non si trattava di una abitazione, ma di un edificio «ad alta densità produttiva», a suggerirlo sono «le 19 buche ritrovate nell’area che probabilmente erano fosse da grano». Accanto all’edificio principale ci sono le tracce di quella che probabilmente era una pertinenza e dietro una grande buca. «L’abbiamo battezzata alien, o per i romagnoli “fata buca”», racconta Pirraglia ridendo. È stata ritrovata piena di oggetti ed è stata svuotata a mano dagli archeologi.

La grande buca


La buca, ha spiegato Urbini, «probabilmente era una neviera», una sorta di versione antica delle celle frigo, realizzata pressando la neve sulle pareti. Una volta dismessa è stata riempita un po’ alla volta di cenere, oggetti dismessi o rotti. A raccontare gli oggetti ritrovati è Michelangelo Monti di Akanthos: «Il contesto che ha restituito di più è quello dell’alto medioevo, un periodo di solito poco rappresentato, a indicarcelo con un buon grado di certezza sono soprattutto le lucerne che abbiamo rinvenuto». Gli anni a cui appartengono gli oggetti rinvenuti sono gli stessi della Ravenna di Teodorico: «In quegli anni era ripartita una certa attività commerciale come testimoniano le anfore siropalestinesi e nordafricane che erano contenitori di derrate alimentari». Tra le ceramiche ce ne sono alcune che per tecnica ricordano le produzioni nordafricane ma che probabilmente sono “imitazioni” realizzate in Romagna. Ci sono frammenti di calici di vetro, e oggetti in osso, quasi assente il metallo che veniva tutto riciclato. Tra i ritrovamenti anche qualche oggetto di epoca romana repubblicana e dei selci di origine protostorica.

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