La cefalea in certi casi può essere invalidante

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Con aura o senz’aura, a un occhio oppure alla tempia. Il dolore alla testa, meglio noto come cefalea, rappresenta un’esperienza dolorosa molto diffusa che tutti sperimentano almeno una volta nella vita, ma per alcune persone può diventare estremamente invalidante: «Esistono cefalee primarie e secondarie – spiega la dottoressa Rossana Terlizzi, Responsabile del Centro Cefalee dell’ospedale Bufalini di Cesena –. Nelle forme “primarie”, il mal di testa è un disturbo autonomo, rappresenta esso stesso una “malattia” vera e propria, talora favorita da fattori ormonali, ambientali o di predisposizione genetica. Si parla, invece, di cefalea “secondaria” quando il mal di testa è un “sintomo”, un campanello d’allarme di una malattia sottostante, come per esempio l’ipertensione, la febbre, la sinusite ma anche di alcune malattie infiammatorie o traumi cerebrali».

Le più frequenti cefalee primarie comprendono l’emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo: «Tra le forme primarie, l’emicrania rappresenta uno dei disturbi più comuni e disabilitanti: «Colpisce circa il 12% della popolazione con incidenza fino a tre volte superiore nelle donne. Classicamente esordisce a partire dal menarca (prima mestruazione) e persiste durante il periodo fertile per il ruolo determinante giocato dagli ormoni femminili sui meccanismi che generano la cefalea. Non è infrequente che possa presentarsi anche nei bambini. L’attacco di emicrania è un mal di testa ben riconoscibile perché è caratterizzato da un dolore di intensità severa, spesso a carattere pulsante, che coinvolge più frequentemente un solo lato del capo o del volto. L’intensità del dolore è molto forte al punto da costringere il paziente a interrompere qualsiasi attività lavorativa. L’attacco doloroso è spesso accompagnato da sensazioni di fastidio per la luce (fotofobia), per i suoni (fonofobia) e per gli odori (osmofobia), motivo per cui, durante l’attacco si è portati a cercare riposo psico-fisico in un ambiente buio e silenzioso. Nelle forme più severe l’attacco può complicarsi con nausea e vomito.

Stress fisici o emozionali, anche positivi, come la nascita di un figlio, un trasloco o il cambiamento di lavoro, possono favorire lo scatenamento di un attacco doloroso di emicrania. Allo stesso modo, uno sforzo fisico intenso, soprattutto se si è fuori allenamento». Talvolta il dolore emicranico può essere preceduto da sintomi neurologici noti come “aura”, che si sviluppano lentamente in 5-20 minuti: «Si tratta più spesso di disturbi visivi quali annebbiamento della vista, lampi o bagliori colorati a zigzag, ma anche sensazione di formicolio alla mano o a una gamba o difficoltà di espressione. Questi sintomi spaventano molto chi li manifesta, poiché possono essere scambiati per l’esordio di un ictus, da cui vanno differenziati, trattandosi invece di una condizione completamente reversibile».

La cefalea di tipo tensivo, conosciuta anche come cefalea di tipo muscolo-tensivo, è la forma più frequente di mal di testa: «È caratterizzata da un dolore cupo e persistente, spesso descritto come un senso di pesantezza o di “cerchio alla testa”. Inoltre, appare diffuso, localizzato su tutta la testa e di intensità lieve o moderata che, per quanto fastidioso, in genere non compromette il normale svolgimento delle attività giornaliere».

Infine, tra le cefalee primarie troviamo la cefalea a grappolo: «Il termine “a grappolo” è riferito al susseguirsi di più attacchi che si presentano in un periodo di tempo limitato in genere della durata da pochi giorni a 3-4 mesi, con intervalli liberi dal dolore, di assoluto benessere, anche lunghi nel tempo. L’attacco di cefalea è breve, con una durata variabile in genere dai 15 ai 40 minuti, ma si caratterizza per un dolore estremamente forte, avvertito spesso come lancinante e trafittivo, localizzato dentro o intorno all’occhio. Il dolore si accompagna ad abbassamento della palpebra, intensa lacrimazione e irritazione della congiuntiva che diventa arrossata».

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