La campagna contro le “brutture” che deturpano la Perla verde.

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Sul finire degli anni Venti, Riccione ha piena consapevolezza dei benefici economici che l’industria balneare le sta arrecando e con sempre più convinzione investe il proprio futuro nelle attività legate all’estate. La stagione balneare del resto si è allungata, accoglie una marea di bagnanti, e quindi richiede impegno, professionalità, competenza. Riccione non è più il “Paese delle poveracce” – come in maniera sprezzante asserivano i riminesi agli albori del Novecento –, ora è la “Perla verde dell’Adriatico”, un delizioso luogo di villeggiatura con una spiaggia accogliente, pulita e dotata di tutti i servizi. Uno spaccato di questo fervore innovativo che coinvolge la cittadina ce lo racconta su Il Popolo di Romagna del primo giugno 1929, Valfredo Montanari, funzionario del Comune e in questo frangente anche direttore del Comitato di cura e soggiorno di Riccione. Seguiamolo. «La vita balneare – scrive Montanari – si può ritenere già cominciata; gli alberghi e le pensioni hanno dischiuso i loro balconi e si preparano per la grande stagione». Nei viali e nei ritrovi pubblici s’incontrano i primi forestieri stranieri: austriaci, ungheresi e cecoslovacchi; non mancano, naturalmente, gli italiani, ma questi – a detta dell’articolista – arriveranno in massa a metà giugno. In mare «le caratteristiche paranze» hanno già iniziato le loro gite al largo e in spiaggia le cabine sono allineate secondo il nuovo regolamento stabilito dall’ente turistico, che prevede un insieme di disposizioni atte a disciplinare tutta la materia balneare, dalle concessioni delle aree di spiaggia ai servizi di sorveglianza e di pulizia dell’arenile, con precise indicazioni per l’impianto dei capanni, delle tende e degli ombrelloni. Tutto ciò – insiste Montanari – per rendere più dignitosa ed efficiente la struttura dell’ospitalità e per consentirle di accogliere un movimento turistico in aumento, che si quantifica intorno alle 20-25mila presenze a stagione (cfr. Il Popolo di Romagna, 8 giugno 1929). E l’istituzione della figura dell’ispettore di spiaggia, che a partire dal 1930 vigilerà sull’osservanza dei regolamenti comunali e delle disposizioni della Capitaneria di porto, tiene conto proprio di questa nuova realtà (cfr. Il Popolo di Romagna, 30 dicembre 1929). Ma il fervore di rinnovamento che coinvolge l’amministrazione e gli operatori stagionali non si limita alla spiaggia e ai bei viali ombrosi (dei quali parleremo nella prossima “Pagina”), non è solo di “facciata”, penetra a fondo, tocca l’apparato turistico. La “campagna” contro le “brutture del litorale”, iniziata nel 1927, prosegue senza tentennamenti. Il dito del Municipio è puntato sulle costruzioni fatiscenti che deturpano la zona centrale del lido. Ai cittadini che risiedono sulla fascia parallela al litorale è imposta «l’osservanza delle norme che regolano l’estetica e la stabilità dei fabbricati»; in quest’area l’intransigente commissione di vigilanza non tollera più gli “sconci” del passato (cfr. Il Popolo di Romagna, 21 settembre 1929; 18 novembre 1929). Tutto cambia e si adegua ai “nuovi tempi”. Una ordinanza del 1929 stabilisce che gli appartamenti dati in affitto nel periodo estivo devono essere preventivamente imbiancati e «messi in condizioni di perfetto ordine e pulizia». Di più: prima di essere consegnati ai bagnanti devono possedere il nulla osta dell’ufficiale sanitario. E non è tutto. I proprietari di case, ville, pensioni e alberghi, entro l’anno devono sostituire i vecchi pozzi neri con i nuovi pozzi biologici a triplice vasca e a tenuta impermeabile, «di capacità sufficiente e proporzionata al numero delle persone abitanti in ciascun fabbricato» (Il Popolo di Romagna, 15 giugno 1929). Nuove regole anche per alberghi, pensioni e camere date in affitto. Il rilascio o il rinnovo delle licenze di queste attività è subordinato «all’accertamento preventivo e dettagliato di tutte le norme inerenti agli esercizi predetti, sia rispetto all’igiene, sanità ed edilizia, sia rispetto alla specifica funzione ospitaliera». Inoltre la capacità funzionale degli esercizi alberghieri in genere (comprese le pensioni e le camere d’affittare) è «giudicata a seconda delle disponibilità dei servizi, dell’attrezzatura, del mantenimento del servizio, della loro consistenza e, in special modo, del numero di camere, che se inferiori a 10 e con numero di letti inferiore a 20 non potranno consentire la licenza per l’esercizio di pensione, ma unicamente per quello di affittacamere» (Il Popolo di Romagna, 2 dicembre 1929). Insomma, si sta attuando nel settore turistico una vera e propria rivoluzione.

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