La brasiliana Anita Garibaldi, romagnola ad honorem e ad arte

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Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (Morrinhos 1821 – Mandriole, Ravenna 1849) è celebre nel mondo come Anita Garibaldi, moglie dell’Eroe dei due mondi. Una donna coraggiosa, entusiasta e vittima dell’amore “totale” che la lega al marito. Una vita da romanzo d’appendice fatta di avventure, battaglie, gioie, figli e tante sofferenze.

Il monumento a Ravenna

Sfuggita alla morte violenta in tante occasioni, viene paradossalmente uccisa da febbri maligne al sesto mese di gravidanza a Mandriole. Ammirata e amata in Romagna, viene ricordata con lapidi e monumenti.

Cesare Zocchi (Firenze 1851 – Torino 1922) docente di scultura all’Accademia Albertina di Torino, realizza il monumento inaugurato a Ravenna nel 1888 dedicato ai Caduti per l’Indipendenza d’Italia e ad Anita Garibaldi con due lapidi in bronzo poste sul basamento. Una ne raffigura la morte alla fattoria Guiccioli e l’altra, a cavallo nel guado del fiume Canavas, mentre fugge dalle truppe imperiali brasiliane. Zocchi, celebre per il monumento a Dante a Trento e tanti altri, è autore anche di quello a Maurizio Bufalini a Cesena.

Il bronzo di Alfonsine

A metà degli anni ’50 del secolo scorso la fuga a cavallo dell’eroina ispira Elio Morri (Rimini 1913-1992) il quale ne realizza il gesso e il bronzo donato alla scuola elementare di Alfonsine da un appassionato collezionista di cimeli garibaldini. Nella sua maturità artistica uno dei riferimenti per Morri è Arturo Martini, che si ritrova nello slancio delle figure, dai volumi e dalle forme semplificate che caratterizzano la sua bellissima “Anita”. Da notare che, contrariamente a quella del bassorilievo di Zocchi, la donna di Morri tiene in braccio il figlio che Mussolini nel 1930 volle fosse inserito nella statua equestre realizzata da Mario Rutelli al Gianicolo, così da trasformare Anita in una coraggiosa madre littoria.

Franchi e Luzi

Allievo di Cesare Zocchi all’Accademia di Firenze, Giulio Franchi (Ravenna 1855-1931) nel 1889 vince il concorso per il monumento a Garibaldi, inaugurato a Ravenna nel 1892. Il basamento che regge la statua dell’eroe, in piedi con le mani sull’elsa della sciabola, l’immancabile poncho e il bonetto in testa, è decorato con quattro bassorilievi che ritraggono eventi salienti della sua vita. Quello frontale lo riprende mentre trasporta sulle braccia Anita morente verso la spiaggia di Magnavacca.

Più recentemente, Valfranco Luzi (Pergola 1909 – Rimini 1986) si rifà a questa immagine nel bronzo del 1976, dono del garibaldino mandriolese Giuseppe Fiorentini alla comunità parrocchiale di Mandriole. Presente alla Biennale di Venezia del 1946, Luzi vanta una vastissima produzione monumentale, ritrattistica e decorativa come il grande bassorilievo in cemento, raffigurante il martirio di San Giuliano assalito dai serpenti posto sulla fonte Sacramora a Viserba.

Maltoni e Bucci

“Anita morente” è la scultura di Attilio Maltoni (Ravenna 1862-1911) riprodotta sulla cartolina della Società Reduci Garibaldini di Ravenna. Maltoni, presente alla Biennale di Venezia del 1887, è uno scultore del quale vi sono poche le notizie biografiche, autore dei medaglioni in marmo raffiguranti teste di animali che decorano il vecchio macello ravennate.

Un bellissimo busto di Anita viene modellato nel 1984 da Giannantonio Bucci (Ravenna 1925 – Cervia 2001) ottimo scultore e medaglista, per il monumento a lei dedicato a Cascina delle Mandriole, riproposto nel 1999 a Cesenatico in occasione 150° anniversario della morte.

Per il bicentenario della nascita sono in corso numerose iniziative.

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