La baby gang “Massa Negra”: bulli social e offline a Ravenna

Si chiama “Massa Negra” ed è la baby gang, catalogata come “gruppo senza struttura definita”, segnalata per il territorio ravennate nel report sulla criminalità giovanile pubblicato in questi giorni da Transcrime, centro di ricerca interuniversitario dell’Università Cattolica di Milano, Alma Mater Studiorum di Bologna e Università degli Studi di Perugia. Lo studio, che sintetizza i contributi offerti da Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Uffici di servizio sociale per minorenni, fa riferimento al periodo 2019-2021 e, per quanto riguarda Ravenna e provincia, inquadra il fenomeno delle gang di giovanissimi come una presenza sostanzialmente «sporadica» sul territorio, a fronte di province come Forlì-Cesena e Rimini, dove invece si parla di «presenza significativa». Nulla a che vedere, in ogni caso, con le manifestazioni di criminalità giovanile che si possono osservare in altre zone della Penisola, dalle grandi città del Nord fino alle piazze del Meridione, dove insistono gang ben strutturate a carattere verticistico, capaci di esercitare anche un certo controllo su porzioni del territorio: specificità, queste, che appunto mancano alle realtà ravennati, dove la composizione dei gruppi è fluida e instabile. È tuttavia possibile elaborare una mappa delle cosiddette “Zone”, aree cittadine, note alle forze dell’ordine, che rappresentano un punto di ritrovo: tra queste figurano ad esempio i parchi di Ponte Nuovo e Classe, Darsena, piazza Ugo La Malfa, via Caletti.

L’origine: bullismo sui social

Ma cos’è questa famigerata “Massa Negra”? In realtà la sua comparsa risale al 2016, nell’ambito di un gruppo Facebook creato da alcuni adolescenti: molti i minorenni, tutti comunque di età inferiore ai 20 anni, con un nucleo ascrivibile prevalentemente al territorio di Massa Lombarda e dei comuni limitrofi. Il gruppo rimase attivo fino al 2019, l’anno da cui parte l’analisi realizzata da Transcrime, e si contraddistinse soprattutto per una attività di bullismo informatico sul canale social nei confronti di coetanei. Al di là di “Massa Negra”, episodi di questo tipo e altri casi di piccoli crimini commessi da giovanissimi continuano ad essere segnalati un po’ ovunque, dal centro di Ravenna fino alle periferie della provincia.

Il prefetto

«Parliamo di giovanissimi che commettono azioni estemporanee – commenta il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa –, non si tratta di aggregazioni consolidate e pianificate come se ne possono osservare ad esempio nelle grandi metropoli. Questi fenomeni si intensificano particolarmente nei periodi estivi nelle zone dei lidi e in genere la tipologia dei reati va dal furtarello da poche decine di euro al vandalismo». La teoria avanzata dallo studio Transcrime e sposata anche dal prefetto è che all’origine delle gang vi sia una crisi dell’istituzione familiare: «C’è una assenza delle famiglie alle spalle – afferma De Rosa – e in alcuni casi manca a monte la capacità di gestione da parte dei genitori. Insomma, c’è un disagio sociale che cova e trova questa maniera di sfogarsi: situazioni da non sottovalutare e da tenere monitorate».
Approfondimenti sul Corriere Romagna in edicola domenica 16 ottobre



Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui