L'Italia semisommersa di Silvia Camporesi a Forlì

Tra acqua terra e aria. Viene inaugurata oggi al cinema Odeon di Forlì la nuova mostra fotografica di Silvia Camporesi: si chiama Semisommersi ed è curata da Cesare Pomarici, per i progetti site-specific di Olivados. Si tratta di un itinerario fotografico, di un percorso di immagini a grandezza d’uomo che vuole condurre gli spettatori alla scoperta di luoghi stravaganti e insoliti del nostra penisola, fotografati, riscoperti o ricreati dallo sguardo dell’autrice.

Silvia, cosa vuole raccontarci con “Semisommersi”?

«Nasce da una riflessione su lavori fatti in diversi anni che hanno tutti in comune un rapporto anfibio con l’acqua: posti che sono in acqua ma che al momento si trovano fuori dall’acqua per qualche motivo, oppure che sono sommersi ma sarebbero normalmente al di fuori oppure che si trovano in una sorta di limbo tra acqua, terra e aria. Sono sempre stata attratta da questi luoghi e in generale dal concetto di sommerso o da qualcosa che potrebbe essere sommerso ma che attraverso le mie immagini viene portato letteralmente alla luce».

La mostra si apre simbolicamente con una foto del litorale romagnolo, dune e cabine. Perché?

«Questa foto è stata fatta durante il primo lockdown: la spiaggia di Cervia era totalmente intoccata e ricoperta dalle dune create del vento di quel periodo. La mostra si apre con questa fotografia perché dà un’idea di quello che è il semi sommerso e ritrae l’unico luogo del percorso che ha un legame con l’Emilia-Romagna. Ci tenevo a partire con questa visione».

Lei è affascinata dai luoghi insoliti. Cosa li rende stravaganti ai suoi occhi?

«Tutto quello che suscita stupore ed è straordinario è degno di essere raccontato. Io credo di essere una fotografa proprio per andare alla ricerca di questi luoghi straordinari, è una visione totalizzante che vorrei restituire. Mi piace fare da tramite in questa ricerca esplorativa nell’ottenimento di un risultato».

In alcuni casi i luoghi fotografati sono stati da lei stessa ricreati: cosa vuol dire?

«Sì, alcuni luoghi sono stati ricreati, come nel caso del paese sommerso di Fabbriche di Careggine, una borgo fantasma che si trova sotto 80 metri d’acqua: non è raggiungibile e il lago in cui si trova ora è stato svuotato alcune volte negli anni. L’ultima volta è stato fatto nel 1994 e la gente arrivò da tutta Italia per vederlo e per fotografarlo. Basandomi su quelle foto ho ricostruito quel paese e poi usando la finzione della fotografia l’ho fotografato come se fosse reale, usando delle tecniche prospettiche che permettono di far sì che quel che è piccolo sembra grande, grazie alla caratteristica illusoria della fotografia. Le immagini saranno molto grandi ed esposte sul palco del cinema».

Una mostra allestita per ottenere una dimensione sospesa tra realtà geografica e surrealtà fantastica. Come ci siete riusciti?

«La mostra si colloca in questo progetto intitolato “Revival” di un luogo che si trova in uno stato “anfibio”, in uno stato di cambiamento perché tra un po’ diventerà un grande auditorium. Si tratta di un allestimento complesso che non tocca praticamente lo spazio ma vi si inserisce in una maniera sospesa».

Da sempre Silvia Camporesi, attraverso i linguaggi della fotografia e del video, costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata al paesaggio italiano.

Semisommersi, 14-31 ottobre, ex cinema Odeon, Forlì

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