L'Italia di Fellini secondo Marco Bertozzi

Le luci del Rex sono arrivate in Germania. E la nave immaginata da Fellini, mentre solca il mare davanti a Rimini con il suo carico di persone festanti, ha colpito la fantasia della giornalista tedesca Karen Krüger che sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung di domenica 7 marzo ha dedicato un’intera pagina al regista riminese. “C’era una volta a Rimini” è il titolo dell’articolo che si apre proprio con il racconto della celebre sequenza di “Amarcord”. Ad accompagnare la cronista tedesca in giro per la città c’è Marco Bertozzi, documentarista riminese e professore ordinario di Cinema, fotografia e televisione all’Università Iuav di Venezia.

In giro per Rimini

L’incontro si è svolto a metà febbraio, dice Bertozzi (che è anche tra i progettisti del Museo Fellini), rivelando di avere condotto Karen Krüger a visitare il cinema Fulgor, ad ammirare i murales del Borgo San Giuliano, a vedere la mitica suite 3167 del Grand Hotel. Tutte le tappe del percorso sono riportate dalla giornalista che nel suo lungo articolo dedica grande attenzione alla città, tratteggiandone il passato, la distruzione causata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, la ricostruzione e la nascita della capitale italiana delle vacanze. Senza dimenticare il ruolo del regista nella creazione dell’immagine internazionale di Rimini, come si legge nel sottotitolo dell’articolo: «Senza Federico Fellini la sua città natale sarebbe solo una stazione balneare. I suoi film hanno aiutato la città a riscoprire se stessa. Ora lo sta onorando con un nuovo museo».

In uscita un libro su Fellini

Nell’articolo del Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung c’è una ghiotta anticipazione, l’uscita il 18 marzo del nuovo saggio di Marco Bertozzi per l’editore Marsilio, “L’Italia di Fellini. Immagini, paesaggi, forme di vita”. In questo libro, dice l’autore, «svelo la capacità di Fellini di raccontare l’Italia reinventandola negli aspetti meno istituzionali, ma più vicini alla vita quotidiana. Attraverso l’aia di un contadino, la piazza di un municipio, il regista di “Amarcord” narrava il nostro paese visto dal basso. A lui non interessava costruire l’italiano ideale, gli interessava incontrarlo».

Le tracce del regista

«Fellini non ha girato in città neanche una scena dei suoi film, ma ha fatto ricostruire Rimini pezzo per pezzo negli studi di Cinecittà», spiega Bertozzi a Karen Krüger. I riminesi, però, si sono “appropriati” del regista e in molti sostengono che sia nato nel Borgo San Giuliano (cosa non vera) dove ora sono riprodotti sulle pareti delle case tanti dipinti che raffigurano scene dei suoi film. Dal motociclista di “Amarcord”, ad Anita Ekberg ne “La dolce vita”, a Giulietta Masina ne “La strada”.

Strade con i nomi dei film

E, a proposito di strade, l’articolo sul quotidiano tedesco non manca di svelare come nella zona mare, numerose vie prima intitolate a famosi musicisti internazionali siano state rinominate con i titoli dei film più noti di Fellini. Nel centro storico, invece, si sta allestendo il nuovo museo dedicato al regista, «Una sfida», sorride Bertozzi.

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