L'influenza del 2022 è diversa? Sambri: "La differenza è nella nostra percezione"

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L’influenza è esplosa un po’ in anticipo rispetto a quanto non faccia di solito, ma quello con cui abbiamo a che fare quest’anno «è un normalissimo virus influenzale». Ad assicurarlo è Vittorio Sambri, direttore del dipartimento di Microbiologia del Laboratorio unico dell’Ausl Romagna a Pievesestina. «Normalmente vediamo il picco subito dopo le feste - spiega Sambri -, quando arriva presto tra Natale e capodanno, quest’anno invece il picco lo vedremo prima di Natale, ma è capitato altre volte in passato».

Il tipo di virus influenzale


Se c’è qualcosa di diverso rispetto ai virus influenzali del passato, questo ha più a che fare con la nostra percezione. «Veniamo da due anni in cui questo tipo di virus quasi non si era visto: è stato così lo scorso anno ancora di più in quello precedente». Quella assenza aveva a che fare più che con i virus in sé, con i comportamenti seguiti dalla popolazione per ridurre il rischio di contrarre il Covid: «Ora abbiamo quasi del tutto abbandonato mascherine e distanziamento e virus influenzali sono tornati ad infettarci. Ma dal punto di vista epidemiologico non c’è nulla di totalmente inusuale». Quello che non va dimenticato, sottolinea Sambri, è che «l’influenza è una cosa seria: prima del Covid, quando era più facile da calcolare, faceva mezzo milione di morti nel mondo ogni anno».


Chi rischia di più

Le persone più a rischio sono le persone che hanno altre patologie: problemi cardio-circolatori, problemi metabolici, patologie croniche. La migliore forma di difesa rimane la vaccinazione: «Il vaccino continua ad essere la risposta migliore. Non impedisce del tutto l’infezione, non lo fa nessun vaccino che riguarda le infezioni delle vie respiratorie, ma consente una significativa riduzione dei rischi, soprattutto per gli over 60». Il fatto che quest’anno sia arrivata in anticipo ha costretto anche a rivedere i calendari vaccinali, «ma chi ha fatto i richiami del vaccino con continuità negli anni parte avvantaggiato».

Il doppio virus


A destare qualche preoccupazione sono quei casi, «e qualcuno si è visto», di sovrapposizione tra influenza e covid: «Quando ci sono le due infezioni insieme o una dopo l’altra lo stato di debilitazione peggiora». E ancora una volta la migliore prevenzione rimane il vaccino: «Va assolutamente fatta la quarta dose contro il covid». Anche perché il covid non ha smesso di circolare, anzi. Abbiamo appena superato una fase di picco, «attualmente siamo in una fase stabile e prevedibilmente comincia una fase di calo». Quello che però va dato per assodato, ricorda Sambri, è che «il covid non se ne andrà, è virus con cui dovremo continuare a convivere».

Il Covid di oggi


Nel tempo è cambiato e oggi appare «più tranquillo, come altri virus che danno sindromi respiratorie, ma non abbiamo smesso di avere pazienti che sviluppano la patologia da Covid 19, che rimane seria». Non sono chiare, spiega Sambri, le cause di questo “indebolimento”, «se è da attribuire solo al modo in cui si è evoluto il virus o a come siamo cambiati noi dal punto di vista immunitario, grazie ai vaccini e al fatto che molti lo hanno contratto, o se è la combinazione delle due cose. Oggi però siamo di fronte a un virus che comincia a comportarsi in modo più simile agli altri coronavirus» e stando a quello che si sa fino ad oggi, fare i richiami del vaccino rimane la più valida forma di prevenzione.

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