L'incendio dell’Hotel des Bains e le carenze del corpo dei pompieri

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Un incendio molto devastante, avvenuto nell’Hotel des Bains di Riccione nel dicembre del 1914, ci consente di parlare del corpo dei pompieri del Comune di Rimini e soprattutto dei due gravi inconvenienti che spesso ne sviliscono il soccorso: l’allarme e i mezzi di trasporto. L’allarme è dato «con chiamata e con la campana del civico palazzo». Ma perché ciò avvenga è necessario che il pompiere di piantone sia avvisato. Un particolare ovvio, che spesso però non si verifica nei tempi giusti ed è causa di contrattempi molto spiacevoli. Se poi la sciagura del fuoco capita fuori città, nelle borgate o nei paesi vicini, il segnale tardivo può addirittura rendere inutile l’azione dei pompieri. In questi casi è essenziale il telefono, ma tale strumento è ancora in dotazione a pochi e l’ufficio postale pubblico che lo possiede – ubicato nel palazzo Guazzini di via Gambalunga – fa orario d’ufficio: apre alle sette del mattino e chiude alle otto di sera. Durante la notte ogni comunicazione è interrotta e i centri urbani del circondario sono totalmente isolati. Una limitazione – questa del mancato utilizzo continuativo del servizio telefonico – molto imprudente, poiché le sventure capitano quasi sempre nelle ore più importune. Per gli spostamenti le “guardie fuoco” dispongono di un carro trainato da cavalli. Il veicolo è utile per i tragitti brevi, ma inservibile per raggiungere le frazioni. In questi casi si ricorre a un’automobile o meglio ancora a un camion; ma reperire il mezzo a motore è un’impresa. Non c’è disposizione di legge che consenta il sequestro, neppure per le esigenze pubbliche più urgenti. Ragione per cui, una volta trovato l’occorrente, è necessario convincere il proprietario, ottenere la disponibilità di un autista, ritornare in caserma a prendere scale, pompe, attrezzi, uomini e caricare tutto con somma delicatezza per evitare danni alla carrozzeria; dopodiché si parte “a gran velocità” verso il luogo dell’incendio sperando che per strada tutto proceda liscio. Sì, perché il percorso non è mai privo di sorprese: vie dissestate, scorciatoie fatte di sentieri impraticabili, strade senza una precisa indicazione topografica. Insomma, indirizzi da caccia al tesoro, veri e propri rompicapo per portalettere e … pompieri. Nell’incendio dell’Hotel des Bains di Riccione, tutti i disguidi appena evocati – il tardivo allarme, la precarietà dei mezzi di trasporto e gli imprevisti del percorso – vengono a galla e si sommano. A raccontarceli ci pensa L’Ausa il 19 dicembre 1914 e la rievocazione della vicenda, che ci apprestiamo a riassumere, è tratta dalle sue colonne. L’albergo va a fuoco una tarda serata di metà dicembre. A quell’ora l’ufficio postale di Rimini è chiuso. Dopo vari e inutili tentativi atti a comunicare col capoluogo, si riesce ad entrare in contatto con l’ufficio telegrafico, sempre aperto, di Bologna. Da qui, utilizzando una linea esclusiva e segreta, si arriva “d’autorità” al posto di guardia dei pompieri riminesi. Un giro vizioso, che ritarda la chiamata dei soccorsi di ben tre ore. E siamo appena agli inizi. Avvertita la compagine di “pronto intervento” si procede alla ricerca di un camioncino. Trovatolo, con affannose peripezie e perdita di altro tempo, lo si carica fino all’inverosimile e poi, finalmente, si procede di gran carriera. Entrati in borgata i pompieri imboccano una strada guarnita di lampadine elettriche sistemate a penzoloni, al centro della carreggiata, ad una altezza di poco più di due metri da terra. Per evitare danneggiamenti e corti circuiti, gli intoppi luminosi vengono di volta in volta sollevati a mano costringendo l’autocarro a procedere a passo d’uomo. All’ingresso dell’Abissinia la squadra delle “guardie fuoco” s’imbatte in un rudimentale ponticello aereo alto un metro e mezzo che sbarra il percorso. Nella impossibilità di far manovra, il veicolo deve interrompere la corsa e il materiale, una volta scaricato, è trasportato a spalla. Una faticaccia incredibile e per di più inutile, dato che il fuoco, nel frattempo, ha esaurito il suo compito. Lo spunto che ci ha indotto a parlare delle carenze del servizio pompieristico si è rivolto all’incendio dell’Hotel des Bains, ma i casi di inadeguatezza dei mezzi di allarme e di locomozione sono tanti e ripetitivi e tutti documentati dai giornali dell’epoca. Ecco, per esempio, l’indignazione de La Riscossa – organo dei repubblicani riminesi – espressa in un trafiletto a seguito all’incendio «avvenuto a Riccione, il 29 ottobre 1912, in via dell’Insegna e che ha completamente distrutto il secondo piano di un villino». Il sinistro, riferisce il periodico, «ha dimostrato ancora una volta l’enorme deficienza del servizio pompieri in rapporto ai mezzi di trazione. Ci risulta che, per quanto l’allarme fosse stato dato con rilevante ritardo, se i pompieri avessero avuto modo di accorrere sollecitamente sul posto, i danni, che pare ammontino a circa lire ottomila, sarebbero stati molto limitati. Non giova il richiamo di altri casi fortunati in cui fu possibile la rapida requisizione di mezzi celeri di trasporto. L’organizzazione di un servizio non può esser affidata al caso, e non riusciamo a comprendere come possa concepirsi un servizio che deve servire per tutta la vasta ed estesa zona del territorio comunale, da Bellaria a Riccione, senza preoccuparsi minimamente di un elemento che rappresenta il primo e più essenziale coefficiente per il regolare funzionamento del servizio stesso: la rapida locomozione. … Non scherziamo col fuoco!... Si provveda».

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