L'ex assessore di Rimini ai bagnini: "Smettete di lamentarvi, se il canone è troppo caro, restituite le concessioni"

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«L’aumento dei canoni balneari? Se è così tragico riconsegnate la concessione». Dal Coordinamento nazionale “Mare libero”, monta la protesta dell’avvocato Roberto Biagini, ex assessore comunale al Demanio a Rimini che, esasperato dalle lamentele dei balneari per incrementi a suo avviso irrisori, ci va giù pesante. «La stragrande maggioranza dei canoni “vergognosi” che lo Stato richiede ai concessionari va da mille a 5mila euro annui», fa notare concedendo un’unica obiezione: il provvedimento colpisce in modo trasversale anche un noleggiatore di mosconi che «non ha i guadagni dei risto-bar». Al netto delle polemiche, Biagini va dritto al punto: a suo avviso sono sottoposti «a adempimenti economici peggiori altri operatori del comparto turistico». Un esempio? «Un ristorante sul lungomare di Rimini paga dai 50 ai 70 mila euro all’anno di solo affitto, rispetto al risto-bar posto a 50 metri che, in concessione balneare e posizione privilegiata sull’arenile, finora pagava 2.698,76 euro all’anno e da domani circa 3.330». Prima lancia la stoccata: «A Antonio Capacchione della Confcommercio e Maurizio Rustignoli della Confesercenti la sorte dei “ristoratori diversamente balneari” non interessa». Poi piazza i dati sul tavolo: «L’incidenza di canoni-ricavi ha una media nazionale del 3% circa con anomalie vergognose in alcune località privilegiate dove arriva allo 0,001%». Al contrario, prosegue Biagini, il canone di affitto-locazione «per un’attività “non in concessione demaniale marittima" incide per il 30%-40% del fatturato». E incalza, considerando che «la media dei canoni degli stabilimenti balneari riminesi è circa 8mila euro l’anno e che con l’aumento di 2mila euro salirà a 10mila, falliranno sicuramente». Al vetriolo anche la soluzione proposta: «Se l’aumento non è sopportabile, si può riconsegnare al Comune la concessione».

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