Frugano nel beauty case dei genitori alla ricerca di psicofarmaci da mixare. E se non basta si rivolgono a altri canali, incluso il mercato nero. Nel cuore dell’estate sono tanti i modi per sballarsi rischiando la vita. A puntare i fari sulla questione è Giuseppe Frustaci, coordinatore del progetto “Circolando” che fa capo al Serd (Servizio dipendenze patologiche) ed è gestito dalla cooperativa Centofiori di Rimini.
Frustaci, quali sono le vie per sballarsi?
«L’uso di psicofarmaci, come mitigatori di emozioni, benzodiazepine e antidepressivi in primis. I giovanissimi conoscono certe classi di psicofarmaci e ne fanno uso abituale frugando nei beauty case dei genitori o procurandoseli su ricetta del medico di base».
Ma per i minorenni non serve il consenso dei genitori?
«Talvolta l’adolescente va dal medico di famiglia lamentando ansie, angosce e pianti isterici e il medico prescrive gli psicofarmaci. In molti casi i genitori sono al corrente di tutto. Il punto è che si tenta di placare i sintomi con i farmaci ma poi restano sospese delle questioni molto più profonde da analizzare».
Quali effetti produce il mix di sostanze?
«Dal punto di vista farmacologico la questione è molto vasta e delicata. La benzodiazepina è usata ad esempio come calmante in situazioni stressanti mentre gli antidepressivi aggiustano un po’ l’umore dopo nottate infelici. Quindi, attenzione a tali farmaci ma anche al mix tra sostanze. Mai abbassare l’attenzione neanche rispetto all’alcol, sostanza legale ma altamente tossica, con un enorme potere disinibente, che risulta funzionale negli ambienti dove la socializzazione diventa quasi un momento prestazionale della crescita. Se si ricorre meno a Lsd che è un potente allucinogeno, c’è chi mischia l’alcol con la cocaina oppure l’alcol con la ketamina, un analgesico usato anche in ambito veterinario. Altre opzioni? Mixare ketamina e cocaina. Ma esiste anche una pratica molto diffusa che unisce chetamina e coca portando a effetti ondulatori alla up and down».
Queste sperimentazioni possono essere fatali?
«Con le sostanze si rischia sempre e andare in discoteca in stato di alterazione scatena spesso attacchi di panico, complici il caldo e la folla. È uno degli effetti a cui abbiamo assistito in alcune uscite per monitorare grandi eventi, oltre a numerose ospedalizzazioni».
Quando i ragazzi rincasano, sono bravi a dissimulare il loro stato o per un genitore è difficile cogliere i campanelli d’allarme?
«Gli adolescenti sono molto abili e i genitori alle volte molto impegnati. Spesso manca quella curiosità che è essenziale quando si vive una relazione genitoriale anche per notare piccoli o grandi cambiamenti. Tradotto: c’è bisogno della spinta che porta ad instaurare una comunicazione vera, mettendo al bando quella olofrastica del tipo: “Come stai?” “Bene” ma anche Cosa hai fatto?” “Nulla”. E poi c’è la questione strascichi pandemia».
Ovvero?
«Il lockdown ha creato tante situazioni di angoscia e le attuali uscite sono viste come una sorta di compensazione. Quindi anche se uno rincasa un po’ brillo, si tende a liquidare la questione con leggerezza o buonismo, abbassando ancor di più la guardia».
Capitolo prevenzione.
«Comunicazione e ascolto sono elementi imprescindibili tant’è che spesso i fallimenti delle relazioni avvengono per il flop nelle comunicazioni. Morale: le relazioni amputate creano vuoti e a colmarli in maniera chimica e effimera si prestano sostanze che spesso lasciano strascichi molto pericolosi».