L'esperto: "Le estrazioni di gas ripartiranno e Ravenna avrà un ruolo centrale"

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RAVENNA - Il decreto per riattivare le trivelle dovrebbe attendere solo poche settimane. Quindi le interlocuzioni fra Ministero ed enti locali avverranno a stretto giro e il piano già approntato dall’ex ministro Roberto Cingolani (ma mai attuato per mancanza di condivisione ampia in Parlamento) vivrà i primi step applicativi a partire dall’inizio del 2023. Questa volta sulle estrazioni in Adriatico pare si faccia sul serio. Ad esserne convinto è Franco Terlizzese. Oggi consulente privato, per lunghi anni dirigente apicale al Mise, con responsabilità proprio sulle risorse minerarie ed energetiche. Una voce ascoltata, sia dai tecnici del settore che dai referenti politici, in maniera trasversale.

Terlizzese, quindi questa volta la produzione nazionale di gas potrebbe venire implementata?

«Le parole della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sono state inequivoche. Non c’è però solo questo aspetto che mi fa essere ottimista: la volontà di creare un ruolo per Roberto Cingolani è sintomatico del volere proseguire un lavoro già improntato. Che aveva bisogno di una maggioranza parlamentare per essere attuato. Ricordiamoci che nel penultimo Cdm dell’era Draghi ben otto progetti energetici bloccati per conflitti fra Stato e Regione sono stati portati avanti, con le forzature che l’Esecutivo in alcuni casi può operare».

Per poter raggiungere l’obiettivo che si è prefisso, che passi deve muovere il Governo?

«Tra gli elementi da affrontare c’è sicuramente quello delle modifiche normative».

Quindi va cambiato il Pitesai?

«Certamente sì, per come è stato redatto non consentirebbe uno sblocco: per essere chiari, senza una revisione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (il “piano regolatore” delle estrazioni, per redarre il quale sono state fermate per quattro anni le concessioni, ndr) non vedo chi potrebbe avviare investimenti».

E gli investimenti su Ravenna di Eni da 2 miliardi, che erano partiti poco prima della moratoria per il Pitesai, che ruolo potrebbero avere nella ripartenza?

«L’attività offshore di Eni su Ravenna è un elemento centrale. Peraltro credo che il ministero possa trovare nel sindaco Michele De Pascale e con il governatore Stefano Bonaccini, due soggetti dialoganti. Auspico che questa tematica veda messe da parte le logiche di schieramento».

I giacimenti più ricchi, sia nelle quantità accertate che nelle potenziali, sono però a nord di Goro. Zaia non è mai stato favorevole alle estrazioni...

«Consiglierei di partire dall’ampliamento e da una piena messa a regime delle concessioni esistenti. A sud di Goro ci sono comunque riserve significative. L’importante ora è far ripartire la macchina. Peraltro prima di giungere a quel punto ci sono altri aspetti da sanare».

Per esempio?

«E’ necessario ricostituire l’ufficio dell’Unmig di Bologna, smembrato in questi anni. Parliamo del referente non solo per gli aspetti autorizzativi, ma anche per quelli legati alla sicurezza. E poi vanno sanati vari contenziosi nati con la moratoria pre-Pitesai e quelli che stanno via via sorgendo, a Piano approvato».

Il prezzo del gas si sta comunque abbassando, ora è ai livelli di giugno. Le bollette che si prospettano per i prossimi due mesi però, per molti esperti, non vedranno flessioni. Eppure i rincari furono velocissimi a trovare una rispondenza in fattura, quando il mercato era in ascesa...

«Purtroppo confermo questa impressione. Per contrastare questa dinamica serve un attento controllo: abbiamo un osservatorio dei prezzi, va fatto lavorare. Così potremmo incidere anche prima».

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