L'energia e il furore di 60 adolescenti per Aristofane

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di MARCO FABBRI

Se a qualcuno è capitato di vedere uno dei lavori corali cui Marco Martinelli ha dato vita negli anni tramite la pratica teatral-pedagogica della non-scuola (tipo “Eresia della felicità”), saprà che la visione di Uccelli. Riscrittura da Aristofane (stasera alle 21 al teatro Alighieri) porta con sé il rischio concreto di emozioni fortissime. Perché il regista e fondatore del Teatro delle Albe ha una capacità unica nel leggere l’energia e il potenziale dionisiaco degli adolescenti per trasformarli in azioni sceniche elettriche, vive, strabordanti, commoventi. «Aristofane è un adolescente infuriato. Per questo motivo è in perfetta sintonia con gli adolescenti di questo inizio millennio – spiega Martinelli –. Aristofane scrive la prima commedia a diciotto anni: si scaglia contro la guerra che devasta Atene, contro la miseria che cresce nei cervelli prima che nelle case. Il primo verso che ci resta del suo teatro è: “Quante cose mi mordono il cuore!”. È l’incipit di un grande lirico, e lo mette in bocca a un vecchio contadino. Il suo genio sta nell’intrecciare insieme, nella stessa commedia, le schifezze e i sogni, le battute oscene e i versi cristallini. E lo fa attraverso un linguaggio scatenato: giochi di parole, doppi sensi, divertimenti verbali infantili. Il teatro con lui, come con i grandi tragici, si fa potente strumento di indagine della società, della violenza che la attraversa. È in grado di parlarci, attraversando venticinque secoli con leggerezza».

Con “Uccelli” – una produzione Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro delle Albe/ Ravenna Teatro, Teatro di Napoli, Emilia Romagna Teatro Fondazione – Martinelli ha dunque riscritto e diretto uno dei capolavori del commediografo ateniese pensandolo per l’energia e il furore comico di sessanta adolescenti di Pompei, Torre del Greco e Napoli, coinvolti anche nell’esecuzione delle musiche di un esploratore di tradizioni popolari come Ambrogio Sparagna (insieme ai Solisti dell’Orchestra Popolare Italiana). Dotato di straordinario senso del teatro, Martinelli porta in scena non uno spettacolo “di” Aristofane – o in un certo senso “da” Aristofane – ma uno spettacolo “su” e soprattutto “per” Aristofane.

Tra palude e cielo, politica e desideri infiniti, “Uccelli” ci parla della fuga dal mondo, il sogno di volare alto sopra le miserie del quotidiano, e al tempo stesso del pericolo che la rivoluzione possa trasformarsi nella più crudele delle restaurazioni.

Il lavoro fa inoltre parte di “Sogno di volare”, il progetto di teatro del Parco archeologico di Pompei che per la prima volta ha messo a disposizione uno scenario unico al mondo per nuove produzioni che coinvolgono gli adolescenti di un territorio tanto vivace quanto segnato da pesanti disparità economiche e sociali. «È un progetto in cui crediamo molto – ha spiegato il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel –, una Pompei dei giovani, della scuola, che si avvicina concretamente al proprio patrimonio culturale, attraverso un percorso di conoscenza, arricchimento personale e divertimento».

Da trent’anni dunque la non-scuola di Marco Martinelli e del Teatro delle Albe dimostra come certi testi, se si fanno “tradurre” dagli adolescenti, tornano in vita. Partita da Ravenna e approdata in tutta Italia e nel mondo, l’esperienza della non-scuola è raccontata anche in “Aristofane a Scampia”, testo di Martinelli appena premiato dall’Associazione dei critici francesi come miglior libro sul teatro del 2021.

Info: ravennafestival.org

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