L'attore forlivese Gabrio Gentilini in scena a San Marino

L’attore forlivese Gabrio Gentilini sarà in scena questa sera al teatro Nuovo di San Marino con lo spettacolo “The boys in the band”, di cui è coprotagonista dalla prima messa in scena italiana del 2019. Nella pièce, proposta al pubblico italiano grazie alla traduzione e all’adattamento di Costantino Della Gherardesca, che la produce accanto al regista Giorgio Bozzo, Gabrio ricopre il ruolo di Donald, un ragazzo di 28 anni, americano e gay, che con la sua presenza a una festa di compleanno tra amici omosessuali in un appartamento di New York a fine anni 60, creerà varie dinamiche all’interno del gruppo, in un crescendo di colpi di scena, tensione, umorismo feroce e riflessioni profonde.

Gentilini, cosa l’ha spinta a continuare a portare in scena questo progetto teatrale?

«Innanzitutto l’amore che nutro per questo testo, la passione con cui ci coinvolge il regista e produttore Giorgio Bozzo e l’affiatamento che ho con i miei colleghi, compagni di scena in questa bellissima avventura. In un momento così difficile per lo spettacolo dal vivo, lavorare a teatro è un grande privilegio e sono contentissimo di farlo con “The boys in the band”».

Interpreta Donald, cosa ci può dire di lui?

«Siamo sul finire degli anni 60 e Donald è un ragazzo omosessuale sui 30 anni. È cresciuto in un ambiente borghese, ma lavora provvisoriamente come addetto alle pulizie e per questo abita con i suoi genitori negli Hamptons, perché non riesce a mantenersi. Divora libri e va spesso a Manhattan per andare a trovare i suoi amici e per delle sedute dal suo psicoterapeuta; sta infatti vivendo un grande momento di depressione come tanti ragazzi omosessuali in quegli anni. All’inizio della narrazione arriva a casa di Michael, luogo in cui è ambientata la pièce, perché è abituato ad andare da lui nei fine settimana e quindi si trova a partecipare alla festa di compleanno di Harold, che è il fulcro della storia, non da invitato ma in modo casuale».

Di “The boys in the band” sono state fatte versioni ma questa di Costantino e Giorgio Bozzo quali sono le novità?

«La novità è che è tradotto in italiano e c’è un cast di giovani attori italiani a interpretarlo. La trama è molto avvincente e la messa in scena vuole essere molto fedele alla prima versione cinematografica. Questo testo ha trovato grande difficoltà a essere accolto quando venne fatta la sua prima proiezione al cinema in Italia, soprattutto per le sue tematiche, considerata ancora un tabù all’epoca, ed è bellissimo portarlo ora in scena anche al pubblico teatrale italiano, a distanza di tutti questi anni e dopo tanti cambiamenti della nostra società».

Porta in scena l’omosessualità, come si è preparato per questo personaggio?

«Mi sono preparato come cerco di fare per ogni personaggio che vado a interpretare: dandogli amore e non giudizio. Amo molto il mio mestiere perché mi permettere di entrare nel sentire di vissuti altrui. Parlare di omosessualità è riduttivo: qui parliamo di impossibilità di amare liberamente, perché ci si sente e si viene condannati da una società che ti punisce perché considera il tuo amore sbagliato. E da lì tutto il senso di inadeguatezza e nevrosi che ne consegue. Abbiamo fatto uno studio particolare su cosa volesse dire vivere a New York da omosessuale in quegli anni. E poi ho unito a quelle circostanze quello che corrisponde invece con il me di oggi».

Ritiene ci sia ancora molta discriminazione sul tema?

«Sì, meno di prima, ma indubbiamente esiste ancora molta discriminazione e rimane tanta strada da fare. E credo anche che finché avremo bisogno di identificarci in un nome, in un’etichetta, in uno status ecc. continueremo a coltivare certe differenze e certe forme di discriminazione. In fondo non stiamo solo parlando d’amore? L’amore è una forza che abita ogni cosa o anima sulla terra ed è troppo grande ed incomprensibile per essere spiegata con pochi colori. Per questo sceglie infinite forme e sfumature per esprimersi. Perché possa continuare ad evolvere e a espandere. E noi con lei».

Cosa vorrebbe arrivasse al pubblico in sala?

Vorrei che tutti potessero divertirsi, riflettere ed emozionarsi con noi “Boys".

Nuovi progetti?

«Sì, ci sono nuovi progetti all’orizzonte di cui però non posso parlare perché non ancora ufficiali. Spero quindi di poterveli raccontare presto. A Forlì tornerò come insegnante in una masterclass di musical dal 20 al 22 maggio con esibizione finale dei partecipanti alla Fabbrica delle Candele e con la collaborazione di Fo_emozioni, che raggruppa tutti i gruppi teatrali di Forlì».

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