L'"Aroldo" di Verdi torna al Galli: il debutto il 27 e 29 agosto

«Una produzione storica». L’“Aroldo” verdiano ritorna, vestito d’attualità, sul palco del teatro Galli. Dopo 164 anni da quel 16 agosto 1857, in cui Verdi in persona inaugurava il teatro polettiano, un altro evento indimenticabile.

La storia del melodramma si intreccia con la storia di Rimini e del suo teatro. Vita, ferite, rinascita. Il Risorgimento, la Seconda guerra mondiale, lo sguardo verso il futuro, il domani che verrà. Sarà tutto questo il primo progetto lirico del teatro Galli in scena il 27 e il 29 agosto. La prima coproduzione che vede il teatro riminese capofila e che apre le porte al suo riconoscimento di teatro di tradizione, il settimo in Emilia-Romagna.

Sul palco l’Orchestra Luigi Cherubini guidata dalla bacchetta di Manlio Benzi e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati per la drammaturgia e la regia di Emilio Sala ed Edoardo Sanchi.

Cuore verdiano nel Novecento

Un melodramma che mantiene la sua anima e il suo cuore verdiani, ma che attraversa la linea del tempo, si spoglia del suo corpo medievale e si staglia nelle vicende più recenti, quelle tra il 1936 e il 1945. Aroldo non è più il trionfante crociato che ritorna nel Kent, ma un reduce, un ufficiale dell’esercito italiano che si è macchiato dell’atroce guerra coloniale. Ad aspettarlo la colpevole dal cuore puro Mina, la moglie. La bufera del 4° atto si trasforma nei bombardamenti del 1943 e la violenza in quella della guerra d’Etiopia.

«Aroldo è come una cattedrale, una personalità complessa, ricca di contrasti – sottolinea il tenore Antonio Corianò –. Un combattente, un soldato, ma soprattutto un uomo innamorato e lacerato. Per lui una scrittura drammatica con salti di ottava e pagine di bel canto. Lo sento molto vicino a me, perché impetuoso, impulsivo, ricco di emozioni che lo portano alla comprensione e al perdono della sua amata».

Una vicenda di amore, tradimento, colpa e perdono che abbraccia l’eternità e che dipinge il rimorso, i tormenti dei due protagonisti.

«È il mio debutto verdiano – racconta la soprano, la giovane russa Lidia Fridman – Il mio personaggio, Mina, è meno conosciuto di altri del compositore, ma ha una forza interiore incredibile. È determinata, prende decisioni che porta avanti fino alla fine, ha una grande profondità. Si oppone, unica donna del dramma, al mondo maschilista che la circonda. È colpevole di adulterio, ma riconosce con onestà le sue colpe. Non vedo l’ora di darle voce».

Accanto a lei il baritono Michele Govi, nelle vesti del padre di Mina Egberto. Il minimalismo la cifra stilistica scelta per questo personaggio rigido, severo, ma potente, che crede unicamente nell’onore della famiglia.

La storia di Aroldo storia del Galli

«La storia di Aroldo è la storia del nostro teatro, è la nostra storia – spiega il riminese direttore d’orchestra Manlio Benzi –. Sono presenti tutti gli elementi: l’energia, la ferita, il perdono, la riconciliazione finale, raccontati in termini estremamente moderni. Una produzione costruita a Rimini e questo rende l’opera speciale».

Un primo passo del teatro Galli, ad appena tre anni dalla rinascita, «che dimostra che questo teatro può aspirare a pieno titolo a diventare il settimo teatro di tradizione in Emilia-Romagna – sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Rimini Giampiero Piscaglia –. Ci sono tutte le condizioni per diventarlo: le competenze, la creatività, le energie, la dimensione collettiva».

Al progetto hanno partecipato, oltre al Galli, il teatro Alighieri di Ravenna, il teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena e il teatro Municipale di Piacenza.

In occasione delle due recite di “Aroldo”, alle ore 21, sarà possibile seguire l’opera in diretta grazie a un maxi schermo e alla proiezione che verrà allestita in piazza Cavour. Il 27 agosto, inoltre, l’opera verrà trasmessa anche in diretta sulla piattaforma Opera Streaming, dove resterà disponibile per i successivi sei mesi.

Info: www.teatrogalli.it

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