L'abbraccio finale di Sughi all'amata Bruna Bertozzi

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Marisa Zattini*

L’ultima volta che ho visto Alberto Sughi risale al marzo del 2012, circa 15 giorni prima della sua morte. Ero andata a trovarlo nella sua bella casa a Forlì, munita della mia telecamera, per filmarlo nella lettura di alcuni suoi racconti dei quali mi aveva parlato. Svolto l’inusuale compito – in attesa della primavera, per fare ritorno con un film maker professionista – Alberto mi aveva fatto vedere le opere appena rientrate dalla 54ª Biennale di Venezia, curata da Vittorio Sgarbi. Poi si era seduto nuovamente al tavolo, nella sala, e Bruna lo aveva raggiunto, abbracciandolo teneramente da dietro. Filmai tutto, anche questa scena che mi aveva commosso per la dolcezza del loro evidente amore.

Bruna Bertozzi (Cesena 1940-2022) era la sua compagna, “l’amore della vita”, una maestra elementare che per amore lo aveva seguito a Roma e che da allora era rimasta sempre al suo fianco. L’amore in fondo è una sorta di “destino di necessità” che irrompe fatalmente nel nostro cerchio vitale. Cercare di capire come ci modifica e quanto esso influisca sulle nostre scelte, nella vita e nell’arte, è impresa non semplice.

Alcuni giorni fa si è svolto il suo funerale, a dieci anni dalla morte del maestro. Il volto di Bruna ritorna spesso in molte figure femminili delle sue opere: i tratti asciutti del suo volto, gli occhi grandi e scuri, la frangia e i capelli lisci che poggiavano appena sulle spalle. Li ritroviamo anche in questo disegno a sanguigna, in questo profondo abbraccio e nelle infinite lettere e “pizzini d’amore” che Alberto le scriveva. In una di queste si legge: «[…] Dicendo che io ti amo non ti voglio conquistare. Dicendo che t’amo voglio solo esprimere ciò che io provo e sento e voglio e desidero vicino a Te. Io t’amo per essere più io stesso. / Io t’amo per capire la vita vicino a te. / Io t’amo per essere felice. / Io t’amo per accettare la sofferenza. / Io t’amo perché sei la Bruna. […]».

Eraclito scriveva che «attendono gli uomini, quando sian morti, cose che essi non sperano né suppongono». Ecco io credo che la morte sia solo una soglia che ogni uomo deve oltrepassare… per iniziare una vita diversa in un’altra dimensione. Bruna ora ha raggiunto “il suo amato” e l’abbraccio finale sarà solo un nuovo inizio, per due anime gemelle che si ritrovano nell’aldilà.

* gallerista e animatrice culturale

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