L'abbraccio di Rimini a Vasco Rossi: la Romagna è il suo popolo

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Non li chiama mai «fan, sarebbe riduttivo». Per Vasco il suo è un «popolo». Un popolo che lo ha atteso fedelmente per quasi dieci giorni, ogni mattina, pomeriggio e sera, fuori dai cancelli dello stadio Romeo Neri e del Grand Hotel.

Il suo popolo ha dormito in tenda nel parcheggione di fianco al colosso di cemento di viale Ugo Bassi, si è assiepato lungo le cancellate della piscina, arrampicandosi sugli alberi e sulle mura di recinzione del campo sportivo pur di stare vicino al rocker di Zocca. Vasco Rossi non si è semplicemente concesso alla sua gente, tornando a esibirsi a Rimini dopo 27 anni. No, si è praticamente fuso con quella che ormai è diventata la sua seconda città, concedendosi a continui bagni di folla, abbracci, selfie e autografi, e regalando una sorta di concerto quotidiano (le prove ripetute di continuo) al quartiere attorno allo stadio.

Il popolo di Vasco

Ora il suo popolo è finalmente qui, dentro al Romeo Neri, dopo che giovedì ci sono stati i 16mila del Blasco Fan Club per il soundcheck, la prova generale degli eventi live 2023. Ieri, per la data zero del tour che prenderà il via ufficialmente martedì 6 da Bologna, all’interno dello stadio erano in 24mila, ma è tutta la sua città adottiva ad abbracciare Vasco: bastava guardare i balconi lungo le strade che portano al Neri. Ogni proprietario di casa nel raggio di oltre un chilometro dallo stadio ha ospitato amici e conoscenti per ascoltarlo a distanza e cantare le sue canzoni, tra aperitivi e grigliate.

È l’evento dell’anno. E la sera di giovedì è stato lo stesso. In un modo o nell’altro, dentro o fuori, l’importante è esserci. I bar della zona si sono attrezzati e riforniti di cibo e bevande come per l’Adunata nazionale degli alpini. «Per Vasco ci vuole un fiasco», ironia alcolica. Birra a cinque euro, panini imbottiti a sette. Prima e dopo il concerto sono presi d’assalto. Il Comune, in accordo con la Prefettura, ha perimetrato una zona rossa e allestito parcheggi, corse dei trasporti pubblici e presidi delle forze dell’ordine straordinari. Ventiquattromila persone per lo stadio di Cesena avrebbero rappresentato poco più che un evento ordinario, una partita di cartello in Serie A. Qui a Rimini si è avuta la percezione dell’invasione, addirittura alcune scuole della zona ieri sono state costrette a chiudere in anticipo. «Sì ti ho capito, ti interessa più la scuola», bello il verso ma questa volta non si adatta al racconto.

Il concerto

Vasco sul palco arriva alle nove della sera quando ancora c’è un pochino di luce, in attesa del tramonto. L’atmosfera è da brividi. E «se guardi in alto c’è ancora la luna», pienissima, meravigliosa.

A dispetto del caldo torrido dentro al Romeo Neri il Kom indossa il giubbotto verde e a 71 anni tira fuori la grinta di un esordiente. Aveva annunciato il “Vasco live 2023” non come un semplice concerto ma descrivendo una full immersion nel «sax, sex and rock’n roll». Ventotto canzoni «per portare gioia a una terra colpita dall’alluvione» era stata la promessa. Tra il suo popolo, qui dentro al Neri, ci sono forlivesi, cesenati, faentini e ravennati. Gente che ha spalato nel fango, perso quasi tutto, soprattutto la speranza, ha sudato e pianto e ora ha solo voglia di «trovare un senso a questa vita» e di «vivere e sorridere dei guai». O per lo meno ci prova.

Il clima è quello della festa, certo, ma Vasco sul palco porta anche tutta la sua rabbia con “C’è chi dice no”, “Gli spari sopra” e “Stupendo” che nei giorni scorsi aveva provato a ripetizione. E porta pure la sua disperazione: «Se ti potessi dire quante volte ho voluto morire, quante volte camminando sul filo sono stato, sono arrivato vicino all’inferno della mente». Dice spesso che è «nato incendiario e morirà pompiere» ma resta tormentato, non del tutto risolto. Alla pensione non è pronto.

Certamente non si rivolge a Rimini quando canta «Non lasciarmi andar via: non lasciare che sia una canzone d’amore buttata via». Qui nessuno sembra intenzionato a lasciarlo andare via: ormai è di casa. I riminesi di Vasco Rossi conoscono le abitudini e sanno perfettamente dove si farà trovare quando tornerà da queste parti: il giro in e-bike sul Marecchia, la passeggiata sul lungomare, la cena di pesce sul porto di Riccione.

«Ogni volta che ritorno, ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino». Vicino, sempre, comunque: «Sembrava la fine del mondo ma non c’è niente che non va. E sono ancora qua. Eh già». A Vasco i riminesi parlano come fosse l’amico di una vita. Un amico con un dono speciale: sa trovare le parole giuste in ogni frangente dell’esistenza. Ti ricorda che «è tutto un equilibrio sopra la follia». E «se c’è qualcosa che non ti va dillo alla luna, può darsi che porti fortuna».

Speriamo. Ne abbiamo bisogno. «Forza Romagna!».

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