Jova beach promosso dai bagni. "La prossima volta meno timori"

Ravenna

RAVENNA - Si chiama Jova beach party ma paradossalmente sono proprio le attività balneari ad aver avuto l’impatto minore dal maxi evento dell’estate di Marina di Ravenna. Nella giornata di ieri, molto ventosa, si stava lavorando per ripristinare il tratto di arenile occupato dal concerto che ha comportato il disallestimento delle strutture dei quattro stabilimenti. «Un lavoro che costa da solo 4-5mila euro di forza lavoro e che i bagni coinvolti (One Beach, Luana, Ulisse e Mokambo oltre al Circolo dei Marinai) hanno svolto col loro personale e una piccola squadra messa a disposizione dalla Coop spiagge». A parlare è proprio il presidente della cooperativa, Maurizio Rustignoli, soddisfatto della riuscita dell’evento ma convinto che, nel caso in cui si dovesse ripetere una manifestazione di questa portata, come in molti si augurano, serviranno alcuni correttivi sul coinvolgimento del paese.

Rustignoli, partiamo dal giudizio sul Jova beach party, come è andata?

«In linea generale molto bene. Abbiamo visto che non ci sono stati problemi particolari col traffico e che le attività del paese hanno lavorato molto. Se mi chiede del comparto balneare, però, posso dire che la spiaggia è quella che ha visto l’impatto minore. La giornata migliore è stata domenica: tante persone si sono fermate per il weekend e sono venute al mare».

Come mai?

«Per quanto riguarda la clientela ravennate, forse si è diffuso un timore eccessivo sulla viabilità e sui parcheggi che ha portato le persone a saltare la giornata al mare. Al pubblico del Jova beach party non è stato invece comunicato in modo adeguato la possibilità di fermarsi alle feste in spiaggia dopo il concerto».

In effetti molti ragazzi che si sono incamminati verso il parcheggio scambiatore su viale delle Nazioni si sono fermati nelle attività della strada ma in pochi, sabato sera, sono entrati negli stradelli retrodunali...

«Probabilmente non sapevano nemmeno che fossero aperti. La prossima volta, se ci sarà, dovremo creare e comunicare tutti insieme una specie di “dopo concerto” per far sapere a chi viene da fuori Ravenna che c’è la possibilità di continuare a divertirsi negli stabilimenti balneari. Mi faccia dire però che uno dei temi principali da affrontare, in caso di altri eventi in quell’area, riguarda le imprese che hanno messo a disposizione le loro concessioni e che hanno lavorato meno di quanto atteso».

Oltre all’indennizzo economico che cosa si aspetta?

«L’indennizzo (10mila euro a bagno, ndr) è stato di lieve entità se si pensa che ci vogliono circa 5mila euro per montare e smontare l’area balneare. Queste attività devono essere coinvolte direttamente nel concerto, poter lavorare con il pubblico mentre in questo frangente ne sono rimaste al di fuori. Oltretutto anche l’accesso a questi bagni dall’esterno era, nei fatti, limitato. Quindi nel caso in cui quell’area sia nuovamente coinvolta bisognerà trovare un accordo più soddisfacente con queste imprese che, come ha detto il sindaco, hanno fatto un gesto di generosità verso la città ma che alla fine dell’anno devono far quadrare i bilanci».

Per quanto riguarda la viabilità, si è assistito ad una prova generale interessante sul traffico, con il senso unico su viale delle Nazioni. Da rifare in altre occasioni?

«Senza arrivare alla sosta vietata in viale delle Nazioni, impensabile in un normale weekend, di certo la chiusura degli stradelli retrodunali e questo esperimento del Jova beach party che ha funzionato molto bene potrebbero costituire la base di una discussione che porti a rivedere la mobilità in generale su Marina di Ravenna. Noi siamo disponibili».

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