John Landis omaggia Fellini al Fulgor di Rimini

Pacioso, cordiale, come un americano in vacanza con la sua camicia azzurra a fiori, John Landis non ha deluso il pubblico di Rimini che ha gremito ieri sera il cinema Fulgor per accogliere degnamente uno dei suoi idoli, il regista autore di tante pellicole di successo che hanno fatto la storia del cinema. Basti citare “Blues Brothers”, “Una poltrona per due”, Animal House”, “Un lupo mannaro americano a Londra” e anche il videoclip di “Thriller” di Michael Jackson.

In dialogo con Francesca Fabbri Fellini, Landis si è intrattenuto amabilmente parlando della sua carriera ma anche del cinema italiano a cui ha fatto grandi complimenti: «Ci sono stati 30-40 anni in cui producevate capolavori a raffica, uno dietro l’altro».

Non era quella di ieri la prima volta di Landis a Rimini: venne già nel 1997 per ricevere il Premio Fellini. Il sindaco Sadegholvaad lo ha accolto donandogli una copia del “Libro dei Sogni” di Fellini. Regalo che lui ha gradito molto, ricordando poi che uno dei momenti preferiti della storia della tv americana, per lui è proprio quando Fellini ricevette l’Oscar alla carriera nel 1993 e gridò a Giulietta Masina di non piangere!.

Interrogato dalla nipote del regista riminese, Landis ha snocciolato ricordi della lavorazione dei suoi film ma anche di un pranzo romano con Fellini: «Di solito quando incontri i tuoi idoli poi ti accorgi che sono dei cogl...ni. Ma non Federico. Lui era affabile, divertente, imitava gli attori. E tenne per tutto il tempo la mano di mia moglie incinta, cosa che la colpì molto».

Landis, che era già da qualche giorno a Bologna per le Giornate del Cinema Ritrovato, non ha resistito a tornare a Rimini per vedere anche il nuovo Fellini Museum.

«Ho visto la “Dolce Vita” – ha aggiunto – e tanti altri grandi film in tv sin da bambino. E chiesi a mia madre: mamma, chi è che fa i film? E lei: i registi! Da quel momento non ho fatto altro che desiderare di essere un regista. E vivendo a Los Angeles, facevo di tutto per incontrare attori e registi». E ancora: «Lo streaming e il covid stanno tentando di uccidere il cinema ma non ci riusciranno. Perché un’emozione condivisa in una sala con centinaia di persone è sempre molto meglio di guardarlo da soli in tv. Quando andai a vedere l’Esorcista e si spensero le luci, la gente urlava dalla paura già prima che iniziasse il film!».

Infine: «Il cinema è un’arte giovane rispetto alla pittura o la scultura: ci siamo dovuti inventare tutto. Sono cambiati gli strumenti, la tecnologia, ma il linguaggio è rimasto lo stesso degli anni 30 del secolo scorso».

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