Gessica Notaro, intervista: "La mia voglia di vivere è più forte"

Rimini

Un vaso rotto, una volta riparato con l’oro, può tornare a splendere più di prima. Lo insegna l’antica arte giapponese del Kintsugi: dalle cicatrici può nascere una forma superiore di perfezione, non solo estetica, ma anche interiore. È il messaggio di speranza che Gessica Notaro, la ragazza riminese sfregiata con l’acido, lancia sui social attraverso un video musicale. Lei canta “Gracias a la vida”(Grazie alla vita), sulle immagini della sua drammatica vicenda. Immagini reali: dai momenti di felicità al delfinario di Rimini abbracciata al fidanzato che poi l’avrebbe aggredita, alla disperazione del risveglio in ospedale con il volto cancellato, fino alla rinascita. Non è una coincidenza che la pubblicazione in concomitanza con la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

«No, non lo è. Non bisogna dimenticare, sentivo la necessità di fare arrivare un messaggio più diretto, senza filtri. Il modo migliore anche per dare la parola a chi non può più farlo. A volte si fa troppa retorica, ma i fatti parlano da soli». In cinque minuti è riassunta la sua parabola: la vita di prima, il dolore, la rinascita. «Soprattutto quella, perché nella mia storia predomina la speranza. Nonostante il danno ho cercato di trasmettere positività. Da una tragedia si può rinascere, diventare più forti».

Nel montaggio del regista Fausto Olmi, si susseguono scene inedite, riservate finora solo alla visione nelle aule giudiziarie.

Vengono mostrati, senza veli, le deturpazioni e il calvario ospedaliero. Ma a colpire è anche la presenza in alcuni spezzoni di Edson Tavares, il presunto colpevole. «È proprio lui, non si tratta di un attore (a parte ovviamente la ricostruzione dell’aggressione ndr). Ho recuperato vecchi video che avevamo girato quando stavamo insieme».

Stavolta, però, è stata lei a cancellarne il volto. «Per scelta non ho voluto che si vedesse mai in faccia». Gracias a la Vida, canzone popolare cilena degli anni Sessanta, è un omaggio alle origini latine (la madre di Gessica è argentina), ma anche qualcosa di più. Quando fu sfregiata stava preparando l’uscita di quel singolo, ma solo ora – a distanza di quattro anni – può apprezzare fino in fondo il senso della canzone. «Ho capito che nulla succede per caso: quella canzone, un vero e proprio inno alla vita, non era arrivata per caso. Da qui, l’idea del videoclip che prima non prendevo in considerazione. Non mi sentivo pronta, poi è arrivata l’ispirazione: farne un monito e una testimonianza, raccontare un percorso e condividerlo: io sono una miracolata». Il video ci costringe a ricordare quello che Gessica ha passato, anche se poi la vediamo sorridente in passerella.

«Bisognerebbe imparare a ringraziare la vita per quello che ci dà ogni giorno, piuttosto che prendersela per ciò che sentiamo ci viene tolto. È anche una questione di atteggiamento, nel video si vede che per me non è stato facile, ma ho cercato di guardare avanti, passo dopo passo, concentrandomi su quello che stava migliorando, senza farmi sopraffare dalle paure o dalla tristezza. È strano da dire ma la mia voglia di vivere è diventata più forte». Non solo la vile aggressione non le ha strappato l’identità, ma le ha restituito il senso profondo dell’esistenza: la sua battaglia a testa alta riguarda le coscienze di tutti, costretti a fare i conti con le prevaricazioni quotidiane verso i soggetti deboli, donne in primis. «Ricostruire la propria identità è una questione soprattutto di testa, poi il corpo ti segue: mi aspettano ancora molti interventi, il trapianto della cornea, sistemare naso, palpebre cicatrici...». Il video è preludio a nuove iniziative in campo artistico: «Le annuncerò a breve, il 2021 si prospetta interessante».

Il prossimo 15 dicembre, infine, la Cassazione dovrà dire l’ultima parola sulla vicenda processuale (Gessica è assistita dagli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi). Tavares è stato riconosciuto colpevole sia in primo sia in secondo grado. «Ho fiducia nei giudici, mi esprimerò solo dopo il verdetto definitivo».

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