Romagna autentica parte prima

Itinerari
  • 17 dicembre 2024

iIl nostro viaggio prende avvio da Faenza, la città celebre per avere sviluppato l’arte della ceramica portandola, già nei primi secoli dopo il Mille, a livelli così alti che il suo nome, nella traduzione francese “Faïence”, è il sinonimo stesso con cui nel mondo si indica la ceramica artistica. Un amore, un connubio che continua tutt’oggi, testimoniato dai tanti laboratori artigianali che nel centro della città o nell’immediata periferia continuano la tradizione di un tempo. Una passione che - da bravi romagnoli verrebbe da dire - i faentini condividono con quella per il motore e le corse. Non è certo un caso se la Gresini Racing, la squadra motociclistica italiana fondata da Fausto Gresini e tra le massime protagoniste della MotoGp, è della zona. Usciti dalla città poi non occorre fare tanti chilometri per incontrare la più recente testimonianza della passione che batte nel cuore dei romagnoli: lo “04 Park”, il nuovo impianto che vuol rappresentare l’evoluzione del concetto di pista da motocross che sta rinascendo sulle pendici di Monte Coralli, nell’immediata periferia faentina.

Lasciato quindi a poca distanza dall’impianto il comfort genuino dell’agriturismo Trerè, è da qui che parte il nostro viaggio alla scoperta di una Romagna nascosta e bellissima e forse anche per questo più Autentica. Riolo Terme è a un soffio e, solo pochi chilometri più avanti, eccoci di fronte alla magnificenza della Vena del Gesso romagnola, il più lungo e imponente rilievo gessoso in Italia che, in 25 km, dalla valle del Sillaro giunge fino a Brisighella. E’ una delle zone naturalistiche più scenografiche di questa parte di Romagna, dove i fianchi delle colline sono striate dal colore grigio dei calanchi dando a questa parte del territorio un fascino unico. Tornante dopo tornante è la provinciale 23 che ci porta verso l’alto su uno splendido nastro d’asfalto per poi ridiscendere verso quella Brisighella che col suo fascino si adagia in fondo alla discesa. Ma già in prossimità del borgo, Brisighella non tarda a mostrare alcune delle bellezze che ne fanno un luogo unico. Superato il Santuario del Monticino è imboccando la piccola sterrata che quasi nascosta si presenta alla nostra sinistra prima dell’ingresso in paese che, prima toccando la Rocca Manfrediana, poi giungendo lungo un viale alberato di cipressi ai piedi della Torre dell’Orologio, si viene proiettati in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato. Le origini del borgo risalgono alla fine del ‘200 quando fu edificata quella che divenne la roccaforte più importante per il controllo della valle del Lamone. Non da meno poi è il suo centro storico, specie giungendo in piazza Marconi. E’ qui, nascosta dalle alte facciate delle case che colorate si proiettano sulla piazza, che si cela con la sua storia lontana e affascinante la Via degli Asini, una strada sopraelevata risalente al ‘300 che prende nome dal transito degli animali da soma che trasportavano, dalle colline verso valle e viceversa, i carichi di gesso. Ma Brisighella è anche celebre per la produzione del suo olio che fa di questo territorio un luogo d’eccellenza sia per la qualità delle olive che per la loro trasformazione.

Oltrepassato il Lamone è ora seguendo la SP49 che si scavalca il monte per arrivare in una quindicina di chilometri a Modigliana, sul corso del fiume Tramazzo. Già all’arrivo è quel che rimane del castello dei Conti Guidi a ergersi dall’alto del colle per raccontare una storia antica. Sorpassata la bellezza fuori dal tempo delle linee arcuate del Ponte della Signora a stupire è il trovarsi al cospetto della Tribuna, la porta che superato il fiume che la cinge dà accesso al cuore storico di Modigliana. Da qui sono diverse le strade che potrebbero portarci, scavalcando il monte, sulla valle del Montone. Tra le diverse scegliamo di risalire lungo la SP20 seguendo il corso del fiume fino all’antico borgo di Tredozio per poi iniziare la risalita del crinale percorrendo l’affascinante SP22. Raggiunta la sommità del Monte Busca bastano poi pochi chilometri per trovarsi davanti alla vera sorpresa che fa di questo tragitto un percorso unico, quel “vulcano più piccolo al mondo” la cui fiamma arde ininterrotta, dicono le cronache, fin dal ‘500. Vi si arriva un po’ a naso non essendoci cartelli o segnali, ma parcheggiata la moto bastano poche decine di metri di passeggiata dietro a una casa rurale abbandonata per trovarsi di fronte allo spettacolo di questa fiamma che arde perenne verso il cielo. A essere scientifici in verità, più che davanti a un vulcano quello di fronte a noi è un fenomeno naturale dovuto all’emanazione di idrocarburi gassosi che, a contatto con l’ossigeno, rimangono perennemente accesi. Questa la spiegazione più aderente alla realtà ma preferiamo godere dell’emozione di questo spettacolo della natura col cuore e la mente aperta.

Una curva dietro l’altra e siamo sul tracciato della statale Tosco Romagnola all’altezza di Portico di Romagna. Tra le sue mura si nasconde Palazzo Portinari, appartenuto a quel Folco Portinari, padre della Beatrice resa immortale dai poetici versi di Dante. Aggirando il borgo e seguendo per qualche centinaio di metri il corso del fiume si giunge davanti alla bellezza del Ponte della Maestà che con un’unica arcata a schiena d’asino attraversa il Montone. Pochi chilometri per giungere a Bocconi ed ecco un altro ponte di grande fascino e rara bellezza che prende nome dalla cascata che scorre sotto le sue tre arcate. E’ il ponte della Brusia che, con la sua struttura a schiena d’asino, rappresenta un esempio unico nel suo genere e con la frescura delle sue acque cristalline un vero e proprio paradiso durante i giorni della calura estiva. Cascate...e come non pensare a quella che, straordinaria, si nasconde a qualche km da San Benedetto in Alpe? E’ la magica cascata dell’Acquacheta che coi suoi 70 metri di salto stregò pure Dante che, paragonandone il rumore a quello del Flegetonte, la racconta “come quel fiume c’ha proprio cammino...che si chiama Acquacheta...rimbomba là sovra San Benedetto dell’Alpe per cadere ad una scesa ove dovea per mille esser recetto” .

San Benedetto in Alpe e le delizie dei suoi ristorantini diventano subito un ricordo lontano man a mano che la strada comincia a salire verso la meta motociclisticamente più affascinante tra tutti i passi tosco-romagnoli come il Passo del Muraglione. La strada comincia a contorcersi subito dopo aver oltrepassato il centro di San Benedetto in Alpe fino ad arrivare a un susseguirsi di tornanti che anticipano l’arrivo, a 907 metri d’altezza, a quel muraglione da cui deriva il nome del passo che, con la strada carrozzabile realizzata dal Granduca Leopoldo II nel 1836 per “dare facile accesso alla Romagna e alla Toscana”, costituiva un valido riparo dall’inclemenza del tempo per i viandanti. Qualche chilometro di discesa proseguendo verso Firenze ed ecco sulla sinistra l’incrocio con la SP9ter che in breve ci porterà di nuovo in Romagna superando il valico dei Tre Faggi. E’ un passo tra i meno noti ma conosciuto fin dall’antichità che, dopo un lungo periodo di semi abbandono per la concorrenza del Muraglione, fu riportato in auge agli inizi degli anni ’60. E’ lungo un percorso quasi solitario che attraversa il bosco che si giunge così a Premilcuore seguendo il corso del fiume Rabbi, un fiume che sa regalare con le sue cascate forti emozioni come con la Gola Urlante, all’altezza della Giumella, o con la cascata della Sega proprio nell’immediata periferia del borgo all’altezza dell’agriturismo Ridolla, ma anche, poco distante, con la cascatella del Mulinaccio. Insomma luoghi che l’incontro dell’acqua con la roccia e il bosco rendono unici e bellissimi specie quando, parcheggiata la moto, si è alla ricerca di refrigerio durante le soffocanti calure estive.

Da Premilcuore vi possono essere due opportunità per continuare il nostro viaggio di esplorazione nel cuore della Romagna e giungere sulla valle del fiume Bidente: o tornare per qualche chilometro verso monte e prendere la strada per Fiumicello, superare il Passo della Braccina e arrivare lungo una stradina solitaria e romantica a Corniolo oppure proseguire seguendo il corso del Rabbi per una decina di chilometri fino a Strada San Zeno per poi, superato il fiume, attraverso i tornanti del Passo delle Centoforche raggiungere sulla SP24 Galeata e poi Santa Sofia, ripercorrendo un tratto di quella “Traversa di Romagna” voluta dal Granduca Francesco Leopoldo II nel 1836 per collegare trasversalmente Bagno di Romagna a Rocca San Casciano. Ed è qui che idealmente sospendiamo il racconto del nostro viaggio alla scoperta dell’intimità della Romagna Autentica.

Il viaggio continuerà tra un mese, sul prossimo numero di Itinerari, con grandi appuntamenti: dalla diga di Ridracoli all’eremo di Camaldoli superando il Passo della Calla per poi, dopo il fascino eterno dei Mandrioli, scendere verso Bagno di Romagna con le sue terme, Sarsina e il suo cuore romano, per affrontare le insidie della salita del Barbotto, proseguire verso Sogliano per poi giungere toccando Roncofreddo e Longiano nel cuore della Cesena malatestiana. Alla prossima dunque.

Emilio Salvatori | Cristina Zoli

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