Irene Grandi al festival "Imaginaction" di Forlì

È una delle voci più rappresentative del panorama italiano, oltre 25 anni di carriera costellati da successi, come In vacanza da una vita, Bruci la città o Prima di partire per un lungo viaggio, collaborazioni eccellenti e voglia di sperimentare con la stessa energia di sempre. Irene Grandi sarà ospite domani di Imaginaction, festival internazionale del videoclip, in piazza Saffi a Forlì, per ricevere lo speciale Award Imaginaction. Nella stessa piazza oggi sarà protagonista Fabrizio Moro. «È un’emozione per me dopo tanti anni ricevere un premio legato ai videoclip delle mie canzoni – spiega la cantante toscana –. Grazie ai video ho avuto modo di esprimere tutta la mia creatività, di vivere tantissime avventure e di fare incontri inaspettati con registi e attori importanti. Come Luca Guadagnino, che è stato il regista del video di Sconvolto così dove fra i protagonisti c’era un giovanissimo Claudio Santamaria. Oppure Giorgio Testi un videomaker molto bravo a livello internazionale, che ha curato la regia del video ufficiale di Finalmente io il brano che ho poratto a Sanremo nel 2020».

Cosa è rimasto della “Bambina cattiva” dei suoi esordi musicali?

«Il desiderio di essere autentica, nonostante i tanti cambiamenti e la mia maturazione musicale. Da ragazzaccia molto ribelle sono diventata più introspettiva, ma sempre autentica. Per rimanere veri è necessario evolversi».

Dopo la ribellione come si conquista la serenità?

«La ribellione è molto faticosa, a essere arrabbiati si consuma un sacco di energia. Poi ad un certo punto non sapevo nemmeno più con chi essere arrabbiata, se non forse con me stessa. Fino a quando ho imparato a riconoscere e accettare i miei limiti, le mie fragilità. E questa ricerca dell’essere in connessione con la propria interiorità ti fa sentire più serena. Per conoscersi dentro c’è bisogno di silenzio, di assenza».

In questa sua ricerca introspettiva l’ha aiutata anche lo yoga?

«Tantissimo. Sono sempre stata una persona molto socievole, solare, l’introspezione non mi risultava così facile. Lo yoga mi ha insegnato il raccoglimento, la pace, mi ha insegnato a dare il tempo al cuore di essere ascoltato. Un’evoluzione che traspare anche dalla mia musica».

Nella musica ama sperimentare, anche a discapito della hit di successo o della popolarità?

«Dopo tanti anni di carriera ci si può permettere la libertà di seguire progetti paralleli. Forse a discapito della popolarità, è vero, ma quando esplori parti vere di te, tocchi il pubblico attraverso corde nuove e riesci a portare sul palco la persona oltre che l’artista. Bisogna seguire sempre la propria di corrente, non è che se adesso va di moda il rap si deve per forza fare il rap».

La sperimentazione l’ha portata a dedicarsi a progetti paralleli, qual è la dimensione che più ha sentito sua?

«Per esempio il progetto Lungoviaggio con i Pastis. Oppure il progetto di questa estate Io in blues che culminerà con la data al Blue Note di Milano il prossimo 16 ottobre. Per me un traguardo. Mi ha permesso una riconnessione con le mie radici, il mio primo amore, il blues».

Ha collaborato tra gli altri con Bollani, Fiorella Mannoia, Bertè: c’è un’artista lontano dal suo mondo con cui vorrebbe lavorare?

«Sono tanti gli artisti che mi interessano. Il 25 agosto scorso sono stata ospite del live di Carmen Consoli a Verona. Con lei sento un’affinità artistica. Così come con Tosca, è diversa da me, ma molto libera, appassionata di progetti di ricerca. Poi mi piace tanto Elisa così come Nada, una grande icona, una voce moderna di donna forte con una parte maschile. Con Bollani c’è una ver amicizia di vecchia data rinnovata dai nostri progetti insieme».

È più difficile per una donna fare rock o musica alternativa?

«Credo di sì, per le donne è più difficile fare cose diverse dalla canzonetta anche se ultimamente c’è più spazio per la musica al femminile».

Che rapporto ha con Vasco che ha scritto per lei diversi pezzi?

«Con Vasco ci sono un grande affetto e stima reciproca. C’era l’idea, poi saltata a causa della pandemia, di farmi aprire i suoi eventi live. È sempre stato molto generoso con me, abbiamo una forte sintonia artistica».

Cosa si augura a questo punto della sua carriera?

«Di continuare a rischiare con progetti paralleli, anche di nicchia e da lì trovare nuova linfa e ispirazione per le mie canzoni. Vorrei dedicarmi al nuovo che scaturisce dalle radici. Mettermi alla prova, stupire e stupirmi, conservando intatta la meraviglia. Sono sempre stata così, se il pubblico da me si aspetta un pezzo rock io faccio la canzone di Natale. Se si aspetta una canzone pop esco con il pezzo rock. Quando non c’è rivoluzione non c’è felicità».

imaginactionvideoclipfestival.com

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