"Iper" di Francesco Gabellini a San Clemente

Debutta al teatro Giustiniano Villa di San Clemente il testo Iper di Francesco Gabellini in scena questa sera alle 21 e domani 6 marzo alle 17, con l’interpretazione di Mirco Gennari e la sonorizzazione dal vivo con musiche originali di Marco Mantovani, a cura di Gianluca Reggiani.

Dopo la versione radiofonica prodotta per il Comune di Rimini nel dicembre 2020, Iper arriva sul palco in versione reading. Il testo è pubblicato nella raccolta Zimmer frei edita dal Vicolo di Cesena.

Gabellini, cosa accade al protagonista di questa opera?

«Il protagonista rimane chiuso dentro a un ipermercato (da qui il titolo Iper) e non si capisce bene se lo abbia fatto volontariamente o meno – racconta l’autore –. Subito emerge la difficoltà di trovare le cose per via dello spazio troppo grande e quindi il testo gioca sulla metafora: avere troppa disponibilità ci porta a perderci e a non trovare le cose utili per noi fino a rimanere chiusi. C’è poi l’immagine della società consumistica che porta ad alienarsi e a essere prigionieri di noi stessi. Nello sviluppo quest’uomo ha una lista preparata dalla moglie e, ad esempio, si perde tra la miriade di yogurt esposti per cercare quello specifico desiderato da lei. Tutto sommato però il protagonista è abituato a frequentare quel centro commerciale vicino a casa sua e ci si trova bene, gli è familiare. È un testo a cui tengo molto e mi fa piacere che vada in scena».

L’opera, come molte altre del suo percorso artistico, è in dialetto. Che ruolo ha oggi il dialetto romagnolo nel teatro e nella letteratura?

«Nel teatro ha un ruolo importante e nell’ultimo decennio è stato ancor più rivalutato. Rispetto alla letteratura e alla poesia credo ci sia anche un legame più stretto con il contemporaneo. Nella poesia si è ancora un po’ legati a stilemi, alla nostalgia, a una ruralità che stenta a rinnovarsi. Il dialetto nel teatro invece, grazie al lavoro di tanti autori, è all’avanguardia e molto bello. Si è capito il valore che ha ancora oggi e quanto possa essere una lingua nuova. A me piace per questo e utilizzandolo parlo di temi di attualità, come in Iper».

Cosa c’è tra i suoi progetti futuri?

«Ho appena pubblicato per Raffaelli Editore un libro di poesie in dialetto dal titolo Nivère. Dopo aver realizzato una nuova fatica editoriale in dialetto poi mi capita sempre di ritrovarmi a scrivere in italiano e lo sto facendo anche adesso. Per il teatro al momento non ho progetti. I miei testi (penso a Iper, L’ultimo sarto, o Natale in casa) raccontavano già in tempi non sospetti di personaggi che rimangono chiusi da qualche parte e non riescono a uscire. Rispetto al lockdown sono stato profetico e mi spaventa un po’ questo aspetto!».

Info e prenotazioni: teatrovilla@cittateatro.it

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