"Io apro": ristoratrice di San Piero in mezzo ai tafferugli a Roma

Cesena

Paola Borcassa, titolare insieme al marito del ristorante “Alto Savio” di San Piero in Bagno, ha vissuto un'avvventura inaspettata e intensa a Roma, nel corso della manifestazione "Io apro", a cui ha preso parte da sola, trovandosi suo malgrado in mezzo ai tafferugli. «Dovevo andare con un pullman organizzato da Reggio Emilia - racconta -e avevo anche già comprato il biglietto». Ma una sveglia suonata troppo tardi ha fatto saltare l’appuntamento.Così ha avvisato l'organizzatoreche sarebbe scesa con la propria auto nella capitale, dove è giunta intorno a mezzogiorno, parcheggiando vicinissimo a Montecitorio. Ma ancora non sapeva era che quella a cui aveva aderito era una manifestazione non autorizzata, come ha scopertopoco dopo: «Quando sono arrivata in piazza San Silvestro eravamo pochi, ho chiamato Lino per sapere dove erano e lui mi ha raccontato che i pullman erano stati fermati e costretti a tornare indietro con la scorta. Ne hanno fermati 120». Nemmeno questo ha scalfito la voglia di manifestare di Borcassa, che per l’occasione si era vestita tutta di rosso e aveva una mascherina coperta dalla scritta “Io apro”. «Il coraggio non mi manca - dice - Ho anche partecipato a “Cuochi d’Italia”, il programma di Alessandro Borghese». Quello che forse non si aspettava era di finire nei servizi dei principali tg e programmi di informazione nazionali: «A un certo punto mi sono ritrovata circondata di microfoni e telecamere». I giornalisti la incalzavano chiedendole quali fossero le sue richieste per il Governo: «Io gli ho risposto che dallo Stato non voglio niente. Non me ne faccio niente dell’elemosina. Ormai è chiaro che i soldi dei ristori non basterebbero a saldare il debito che ci hanno costretto a fare con mesi di chiusure. Io facevo l’insegnante; se ora faccio questo lavoro è per passione». Borcassa era ancora in piazza quando la situazione è diventata tesa e sono cominciati gli scontri con le forze dell'ordine. In uno dei momenti concitati in cui sono stati costretti ad arretrare velocemente è anche stata colpita: «Mi sono presa un calcio, una pedata da un collega che mi ha lasciato un bel livido e un graffio. E quando sono tornata alla macchina ho scoperto una bruciatura nel giubbotto: forse è stata una sigaretta». A chi le chiede se ha avuto paura risponde che ha fatto tre figlie in tre anni e quindi non laspaventa niente.

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