L'intervista: Piero Maggiò, il riminese sorvegliante a "Il Collegio"

Rimini

Il mese di luglio lo ha trascorso tutto… in collegio. Piero Maggiò, 55 anni riminese, è il sorvegliante del fortunato reality show in onda il martedì sera su Raidue. Il Collegio, giunto alla quarta edizione, è un vero e proprio programma di culto per i ragazzi dai 10 ai 18 anni. Dopo tre puntate si continua a confermare un fenomeno della tv, capace di catturare l’attenzione di quasi 2 milioni e mezzo di spettatori con uno share che “buca” il 10 per cento. A fare da sfondo al programma è il collegio San Carlo di Celana nel comune di Caprino Bergamasco, a pochi chilometri da Bergamo. E Maggiò, per il secondo anno consecutivo, è stato reclutato come sorvegliante.
Com’è andata la nuova avventura?
«Sono entrato nel collegio alla fine di giugno di quest’anno e ne sono uscito solo a inizio agosto. Abbiamo registrato per l’intero mese di luglio. Io sono a disposizione 24 ore su 24, dormo nello stabile dove stanno i ragazzi e se fanno rumore durante la notte, li sento. Se sono in pausa e accade qualche problema, devo intervenire. Io e la sorvegliante Lucia non ci possiamo muovere».
E gli insegnanti?
«Anche loro dormono in collegio. Quelli più presenti, come la professoressa Petolicchio e il professor Maggi, sono sempre lì. Altri che hanno meno ore di lezione, a volte rientrano a casa».


Com’è andata la nuova edizione?
«Sono partito per la seconda esperienza tranquillo, visto che conoscevo già il programma. Ma quando credi di avere la situazione sotto controllo, non è mai così. Sono successi degli avvenimenti inaspettati che vedrete in tv. Le vicende più clamorose non sono ancora andate in onda: siamo stati costretti anche a interventi estremi. Come vedrete a partire dalla puntata di questa sera».
Cosa ci può dire degli studenti passati dal Collegio?
«Ho incontrato personalità molto diverse. Ma gestire i ragazzi di quest’anno rispetto quello passato, è stato molto più difficile. Voglio fare un distinguo significativo tra maschi e femmine: troppo spesso le ragazze hanno avuto un atteggiamento di sfida nei nostri confronti perché facciamo rispettare le regole. Mi sono sembrate aggressive, in cerca di affermazione e di riscatto. È stato complicato mettermi sulla loro lunghezza d’onda L’esempio lo vedrete nelle prossime puntate. I ragazzi invece mi sono parsi più “malleabili”: sì, va be’, ci proviamo ma a un certo punto le regole vanno rispettate. Con loro mi sono trovato a mio agio».
Quanto c’è di vero e quanto c’è di finzione nello show?
«È la domanda che mi rivolgono più di frequente: ma è tutto vero? Purtroppo sì. Ci sono alcuni quesiti come “Chi ha dipinto l’ultima cena? Risposta: Gesù” di fronte ai quali io stesso ho detto: mamma mia. Ma è solo una delle tante “sfrombolate”, come diciamo qui in Romagna».
Dunque nessuno finge?
«Molti mi fanno notare che ci sono le telecamere e quindi certi comportamenti devono per forza essere condizionati. Ma quando la telecamera ti segue per 24 ore al giorno, ne perdi la percezione, non te lo ricordi più e quello che fai diventa inconsapevole. Io, ad esempio, a volte mi rivolgevo alla sorvegliante come se non fossi al microfono. È la dura legge del reality che prima non conoscevo».
Quanto le assomiglia il sorvegliante del Collegio?
«Chi mi conosce, sa che io non sono così. Quando vesto il costume del sorvegliante attingo un po’ a tutto quello che ho fatto nella mia vita: dal militare al bodyguard, fino a quando mi occupavo di sicurezza nei locali, perché conosco le regole. Nel Collegio resto sempre il sorvegliante, persino quando mangio e quando dormo. Il pigiama di quest’anno, ad esempio, ricalca fedelmente quelli degli anni ’80, lo scorso anno era in stile anni ’60. Alla fine mi immedesimo nel personaggio».
Quanti attori fanno parte del cast?
«Gli unici due attori siamo io e la sorvegliante Lucia Gravante (che è presente sin dalla prima edizione, ndr). Tutte le altre figure sono reali: i professori sono veri insegnanti, il preside è stato un vero preside anche se oggi è regista di opere liriche, i ragazzi sono veri studenti».
Con quali persone del cast è più amico?
«Quando sono arrivato, lo scorso anno, è stata la prof Petolicchio a prendermi sotto la sua ala protettrice, oltre che la sorvegliante Lucia. Poi c’è il professor Maggi: queste sono le persone con cui sono più a contatto e con le quali il rapporto è più amichevole. Per usare un gergo calcistico: io faccio la punta, i due prof l’ala destra e quella sinistra, la sorvegliante è il portiere».
Con quali ragazzi ha legato?
«Di alcuni allievi dell’edizione numero 3, come William Carrozzo e Matias Caviglia, sono diventato amico e ci siamo anche incontrati. Nella nuova edizione, anche se forse non lo dovrei dire, ho un debole per Giulio Maggio e Mario Tricca».
Il Collegio ha cambiato la sua popolarità?
«Sì, in maniera incredibile. Basti pensare che i miei follower su Instagram (piero_maggio_official) sono passati da mille a quasi 70mila. In strada mi fermano ogni tre minuti e non solo qui in città. La gente mi riconosce. La scorsa settimana sono stato in vacanza a Sharm el Sheikh, mi hanno riconosciuto anche là. Diciamo che ho svecchiato la “rosa” delle conoscenze. I ragazzi poi sono molto spontanei: se a loro piace il programma non si vergognano ad avvicinarsi. Mi è capitato di andare con le mie figlie in un centro commerciale a Forlì, sono stato letteralmente assalito. A Rimini fra i ragazzi dai 10 ai 16 anni, otto su dieci mi riconoscono. E pensare che prima di arrivare al Collegio ho fatto una ventina di film, ho lavorato con Michele Placido e con Nicolas Cage, sono stato testimonial di Moschino, ma in confronto quello era niente. Una simile popolarità non l’ho mai provata».
E in famiglia cosa dicono?
«Per le mie figlie, Lisa Maria di 14 anni e Rachele di 13 che sono in età da Collegio, sono diventato un mito. Mi commissionano anche gli autografi dei protagonisti della trasmissione».
Come è arrivato al reality show?
«Mi ha cercato la produzione, ho fatto un provino e mi hanno preso. In un primo momento avevo anche pensato di rifiutare, ma quando mi hanno spiegato che avrei dovuto calarmi nei panni di un personaggio, ho detto di sì. Perché in fondo è un po’ come fare l’attore».

Sarà al Collegio anche il prossimo anno?
«Ancora non lo so. Ma grazie al Collegio la mia visibilità è notevolmente aumentata, ho ricevuto molte chiamate anche dall’estero. Presto girerò un film in Canada dove avrò un ruolo duro, simile per personalità a quello del sorvegliante. Il Collegio mi sta dando una mano anche a promuovere il film Tutto liscio di cui sono attore e produttore. In questi giorni l’abbiamo presentato anche a Los Angeles. Stiamo lavorando a una versione definitiva che ancora non è stata vista in Italia e che lanceremo nel 2020, l’anno delle celebrazioni di Fellini».

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