Intervista a Cisco, in concerto a Mercato Saraceno

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Palazzo Dolcini di Mercato apre il sipario su Viva la Resistenza, appuntamenti che celebrano il 25 aprile. Stasera alle 21 comincia un personaggio amato della musica, un tipo energico ma anche ruvido come lo è chi respira aria e suoni dell’Emilia, un timbro baritonale che appena si immerge nella musica emana una voce calda che incute sicurezza. Lui è Cisco, al secolo Stefano Billotti da Carpi (1968), ospite con band per raccontare le sue Canzoni dalla soffitta. Un live del concerto è stato registrato nel maggio 2021 al Petrella di Longiano e trasmesso in streaming. L’evento celebra pure i 30 anni di carriera di Cisco, che è stato anima e voce dei Modena City Ramblers con cui ha vissuto anni d’oro prima di sentire un’altra spinta che l’ha portato a esprimersi da solista; è questo uno degli ultimi concerti prima di fare le valigie per un roboante tour estivo, come star di Bandabardò, gruppo coeso per sensibilità allo spirito di Cisco, che l’ha chiamato per ripartire dopo la scomparsa del cantante della band Erriquez (Enrico Greppi, alias Erriquez, morto nel febbraio 2021).

Cisco, cominciamo dalle sue canzoni nate in soffitta durante la pandemia.

«La soffitta è stata la mia salvezza in quel periodo (Cisco è papà di 5 bambini, dai 14 ai 4 anni, ndr), un vero rifugio da cui è nata l’idea di comunicare col pubblico attraverso dirette streaming, per le quali ho composto nuove canzoni. Mi è stato chiesto di farne un disco; è arrivato addirittura un doppio album che ha unito le canzoni del lockdown a nuovi pezzi originali, come “Riportando tutto a casa” dal suono Irish nostalgico, ad altri conosciuti come “Quarant’anni”, “La grande famiglia”, “Ebano”, “La strada”».

Nel disco c’è pure la ballata di Bruce Springsteen “Il fantasma di Tom Joad” che canta in italiano.

«Springsteen è un maestro, ma con quel brano secondo me ha superato se stesso, ha raccontato una storia senza tempo, una storia dell’America di cento anni fa che è ancora di un’attualità disarmante. La foto di quel pezzo rimane viva anche a distanza di tanto tempo, significa che è una di quelle canzoni manifesto come “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, era proprio la foto del pezzo che volevo riportare in italiano».

C’è riuscito con una canzone che scorre con naturalezza.

«Tengo a sottolineare che il merito è della traduzione del mio amico Luca Taddia, cantautore di Bologna. La sua bravura è stata di non fare una traduzione letterale, ma di cercare immagini che ricordassero quelle del testo originale. Per quello suona molto bene in italiano».

Stasera al Dolcini si ricorda anche la Resistenza.

«È un legame a noi caro quello del 25 aprile per il quale suoneremo in alcuni appuntamenti. Stasera pertanto proponiamo anche canzoni fatte in passato, dai toni e contenuti che si legano al tema. Sono brani che spesso suoniamo anche al di fuori della ricorrenza, ma in questo periodo acquistano un valore maggiore».

Ci anticipi qualcosa del tour che l’attende coi Bandabardò e del disco “Non fa paura” in uscita il 20 maggio.

«Sono stati loro che, in modo amichevole, mi hanno chiesto di ripartire insieme con me. Erano indecisi se fermarsi o no, dopo la morte di Erriquez, alla fine hanno deciso di andare avanti ma in maniera diversa, anche provando a mescolarsi con altri artisti. Ci conoscevamo da una vita, quando mi hanno chiesto di prendere parte a questa esperienza ho risposto volentieri, per ridare il la alla banda. Non sarà solo un concerto coi pezzi di Bandabardò, ci saranno anche brani di Cisco, e quelli coi Modena City Ramblers. Riuniremo il grande pubblico della Bandabardò che si è sentito smarrito dopo la morte di Erriquez».

A proposito di ricorrenza, stasera festeggia i suoi primi 30 anni di carriera, qual è la prima cosa che le torna in mente di questa sua bella storia?

«È sempre la prima; quella sera del febbraio 1992, al Kalinka Arci di Carpi, quando mezzo ubriaco salii su un palco per cantare pezzi irlandesi con un gruppetto di ragazzi (i Modena City Ramblers, ndr) che si era appena formato. Non ero mai salito prima su un palco, è vero; ma amavo tanto la musica irlandese ed ero l’unico in quel locale a conoscerli a memoria. Quando li senti intonare quei pezzi andai in estasi e mi lanciai con loro. Alla fine, meravigliati per avere sentito in me un vero cantante, mi chiesero di entrare nel gruppo. E cominciai un viaggio di conoscenza anche di me stesso che ancora oggi va avanti. Fino a quel momento lavoravo in fabbrica, quella sera del 1992 sono nato insieme ai Modena City Ramblers».

Euro 15-12. Info: 348 4021862

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