Insulti alla municipale di Ravenna, risarcisce con mille euro

Ravenna

Dei mille euro che aveva offerto insieme a una lettera di scuse, prestandosi pure a un periodo di volontariato presso una onlus, in realtà non aveva versato nemmeno un centesimo. Così, la denuncia per diffamazione aggravata era andata avanti, e di pari passo anche l’intenzione della polizia locale di costituirsi parte civile. D’altronde le parole che l’uomo - un 53enne di Ravenna - aveva usato per denigrare l’intero Corpo, non si erano limitate all’ironia: «Istituzione venduta», aveva esternato pubblicamente su Facebook, definendo i dipendenti «m... in divisa», e facendo a tutti i peggiori auguri («spero non arrivino a mangiare il cocomero»). La vicenda, nata con due diversi post nel 2018, si è chiusa ieri, davanti al giudice monocratico Andrea Chibelli. L’imputato, difeso dall’avvocato Silvia Subini, alla fine ha mantenuto gli accordi, giustificandosi per il mancato pagamento e sostenendo che non era riuscito a saldare quanto pattuito per colpa di difficoltà economiche impreviste. Per questo, una volta accettate le spiegazioni, il vice procuratore onorario Adolfo Fabiani, ha chiesto di non doversi procedere alla luce della condotta riparatoria del 53enne.

Le accuse che lo riguardavano arrivavano dalla denuncia sporta dal comandante della polizia locale, Andrea Giacomini, alla luce di due post pubblicati l’11 maggio e il 2 luglio di due anni fa. Condividendo su Facebook un video pubblicato dal profilo di un altro utente, aveva scritto, riferendosi ai «30 nuovi poliziotti della Municipale»: «la settimana scorsa avevano corso di triciclo, la prossima settimana gli danno la panda». E rincarava la dose, ipotizzando che fossero «stati presi grazie a un test di intelligenza» aggiungendo che poiché «non l’hanno superato a pieni voti... sono arruolati a tutti gli effetti». E ancora: «Se notavi non avevano la “P” da principiante ma la “D” di demente o deficiente». Due mesi più tardi un altra invettiva: «Ai due figli di t... della Municipale di Ravenna che stanno andando a Punta Marina, nelle strisce date la precedenza pezzi di merda ho fotografato la targa, ho i testimoni». E concludeva sostenendo che nemmeno si fossero fermati, «quando gli ho sputato nel finestrino».

Già in sede di indagini preliminari, dopo la denuncia, la cifra per offerta per risarcire il danno era stata accettata, salvo poi verificare che nulla è mai stato versato. Ieri, con le scuse e le nuove promesse, i guai giudiziari per il “leone da tastiera” sono giunti al termine.

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