Infortuni sul lavoro da covid: primato a Rimini, tante le donne

Rimini

RIMINI Dall’inizio del 2020 fino al 31 maggio, le denunce di infortuni sul lavoro ricevuti dall’INAIL sono in Emilia Romagna 4777 di cui 957, il 20%, provengono dalla Romagna. La Provincia di Rimini è in Romagna quella che presenta il numero di denunce da infortunio da covid più alto: 407 casi, di cui 279 donne e 128 uomini.
Dai dati risulta chiaro come gli infortuni da covid 19 riguardino soprattutto le donne, in Romagna su 957 denunce, 681 provengono da donne (quindi il 72%). “Questo è spiegabile - afferma Francesco Marinelli Segretario generale della CISL Romagna - dal fatto che le professioni più colpite e più a contatto con il virus sono prevalentemente svolte da donne. Il 66% degli infortuni infatti proviene da lavoratori impiegati nella sanità e nell’assistenza sociale, a seguire i lavoratori della Pubblica Amministrazione 19% e 1,6% invece nel
commercio”.
In Emilia Romagna tra i tecnici della salute le maggiori denunce di contagio covid 19 provengono da infermieri, mentre tra le professioni nei servizi sociali e sanitari il 99,6% sono gli OSS i più colpiti. Purtroppo anche nei decessi a seguito di denuncia di infortunio da covid (su un totale di 14 in ER, 1 a Ravenna) oltre la metà riguardano medici infermieri e operatori sanitari.
“Come organizzazione sindacale siamo stati molto impegnati nella preparazione e sottoscrizione di centinaia di protocolli anticontagio aziendali, - continua il segretario generale Marinelli- ora è importante che vengano rispettati affinché non si fermi la discesa dei contagi. Dai sopralluoghi che i nostri RLS/RLST stanno facendo nelle aziende per verificare l’attuazione dei protocolli, riscontriamo come, soprattutto nelle piccole aziende, poca
attenzione è stata data ai lavoratori fragili, ovvero quei lavoratori o lavoratrici affetti da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, che sono invece coloro che più di tutti devono proteggersi dal contagio”.
“È necessario - conclude Marinelli – che, ove possibile, il datore di lavoro operi con l’ausilio dell’RSPP, ma soprattutto del medico competente per definire “accomodamenti ragionevoli” ovvero le soluzioni appropriate che possano garantire al lavoratore “fragile” il re-inserimento e la permanenza al lavoro in salute e sicurezza.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui