Infermiere di comunità contro le file in pronto soccorso a Rimini

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Pochi medici e troppi accessi: così i pronto soccorso del Riminese si trovano in difficoltà. Il problema, che non costituisce una novità per il territorio, è stato al centro del consiglio comunale tematico di ieri sera, con gli interventi dei vertici Ausl e della sanità locale.

Meno uomini

Per capire la situazione in cui versa il settore, basta osservare i dati relativi all’organico medico nei pronto soccorso e nella medicina di urgenza. Nell’aprile del 2019, l’organico contava 60 unità; l’anno successivo, solo 45, registrando un calo di ben 15 persone in un anno. Un calo che è continuato, seppure mitigato, arrivando a 41 medici nel luglio di quest’anno. Un numero di medici che però deve far fronte a una significativa affluenza, con una media di 180 accessi al giorno al pronto soccorso nei mesi di giugno, luglio e agosto 2022.

Emergenza in emergenza

«Quello lanciato dai medici del Pronto Soccorso dell'ospedale Infermi di Rimini nella passata stagione estiva rappresenta l’apice di un problema che ha radici negli anni, con cui il nostro territorio fa i conti alla luce del triplicare della popolazione durante l’estate, con difficoltà a soddisfare in maniera efficiente i bisogni dell’utenza - spiega l’assessore Kristian Gianfreda -. Un equilibrio fragile tra domanda ed offerta che diventa di difficile gestione se ci si trova contemporaneamente in grave carenza di personale sanitario e con una popolazione traumatizzata da una pandemia che ha messo a durissima prova la tenuta degli ospedali che hanno dovuto supplire alle malattie del personale con turni massacranti degli operatori per più di 2 anni».

Misure tampone

Una situazione che si è trascinata anche durante quest’estate, con il picco di contagi a luglio, e che ha richiesto quelle che Gianfreda definisce «misure tampone» per far fronte a una carenza strutturale. «La prima azione dunque deve partire dal piano nazionale, ma sul territorio ci sono azioni che possiamo mettere in campo - continua l’assessore -. La prima riflessione riguarda il fatto che i pronto soccorso vengono congestionati da pazienti che a posteriori vengono poi catalogati con codici bianchi e verdi (che secondo recenti stime rappresentano l’83% dei pazienti), quindi non urgente e procrastinabile. Perché si ricorre come prima opzione al pronto soccorso? Le ragioni possono essere diverse e tutte aprono riflessioni: la difficoltà a confrontarsi con un riferimento medico territoriale, l’errata percezione delle modalità di utilizzo dei servizi del ps o voler evitare di ricorrere alla sanità privata in presenza di tempi d’attesa troppo lunghi per ottenere esami/visite». È necessario quindi puntare sull’informazione della popolazione, così che i cittadini possano rivolgersi al servizio migliore per la situazione, lavorando in parallelo sull’organizzazione dei servizi stessi a livello amministrativo. La proposta è quella di «creare un modello sanitario sempre più imperniato sul concetto di ‘vicinato’, attraverso un diffuso e rinnovato sistema di servizi distribuiti sul territorio» sottolinea ancora l’assessore Gianfreda.

Infermiere di comunità

«Questo si traduce in progetti come l’infermiere di comunità, allo scopo di potenziare l’assistenza domiciliare e stabilire con le persone un rapporto più diretto - continua -. E soprattutto la realizzazione delle Case della comunità, uno dei pilastri di questo mandato e sul quale vogliamo contraddistinguere le politiche sanitarie locali. Ne avremo tre: quella in via Settembrini è in fase di realizzazione, pochi giorni fa la giunta ha approvato il protocollo di intesa con Ausl per la realizzazione della casa della salute di Rimini nord, che nascerà nell’area di proprietà comunale di via Matteini/Padre Igino Lega la casa della salute di Rimini nord. Una terza sarà a Rimini sud». Portare i servizi vicino alle persone, sostiene Gianfreda, significa potenziare la medicina territoriale e avvicinarsi alle esigenze della popolazione, che segue un trend di invecchiamento a livello demografico.

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