In ricordo dell'editore Bruno Ghigi

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«Il mestiere di editore non l’ho cercato, me lo ha messo in mano quella forza che decide il cammino di ciascun essere umano».

Questo era Bruno Ghigi, scomparso quasi centenario il 7 gennaio scorso (avrebbe compiuto 99 anni a giugno) dopo oltre settant’anni di attività editoriale appassionata e insostituibile.

Una attività che merita ancora di essere approfondita. Cominciata «quando, nel 1955, una cattiva azione del Primo Ministro onorevole Mario Scelba mi tolse ingiustamente il lavoro che avevo e svolgevo da 12 anni nel Comune di Rimini, assieme ad altri 27 dipendenti e in modo scandaloso anche al Segretario generale del Comune, avvocato Alfredo Beltrami che aveva 38 anni di onorato servizio… Concludo: contrariamente a quanto cantava Caterina Caselli “nessuno mi può giudicare” scrivo che tutti possono giudicarmi preferirei in pubblico, e dandomi la possibilità di potergli rispondere, perché convinto di avere argomenti che mi consentono di uscire vincitore, come ho sconfitto con una sentenza del Consiglio di Stato Scelba, quando mi lasciò a “ramingo” come Dante Alighieri».

Lo scriveva lui stesso nella prefazione di una delle sue ultime pubblicazioni del settembre 2014: “Storia di Uguccione della Faggiola e del suo ospite Dante degli Alighieri ” di Luigi Dominici.

Tenace e instancabile, dopo il licenziamento, con la moglie Ester, apre il negozio di cartoleria in via Poletti e inizia a muoversi «attraverso i Comuni di tutt’Italia, per allestire e vendere le più belle e utili carte geografiche d’ogni regione, di più tipi d’Italia, di molte province, d’interesse turistico e dei continenti».

Questo è l’antefatto di una lunga vita al servizio della conoscenza e della divulgazione della cultura, storica e artistica di Rimini, della Romagna e non solo. Alla pubblicazione nel 1971 della monumentale “Storia civile e sacra riminese” di Luigi e Carlo Tonini, seguono tantissimi libri di storia e di costume, molti sulla Seconda guerra mondiale, arricchiti da una documentazione formidabile, e poi guide storiche, la serie di volumi che documentano l’attività del Centro Studi Malatestiani e anche libri d’arte o ad essa correlati. Fondamentale il terzo dei sei volumi della “Storia di Rimini dal 1800 ai giorni nostri” pubblicato nel 1978. In esso Pier Giorgio Pasini cura “L’arte e il patrimonio artistico” che diventa il testo di riferimento insostituibile per storici e collezionisti di pittura riminese dell’Otto-Novecento.

L’amicizia con i pittori locali

Vivace partecipante della vita artistica riminese, Ghigi intrattiene rapporti di cordiale amicizia con tutti i pittori locali, da Gino Ravaioli a Emo Curugnani, da Luigi Pasquini a Guido Ricciotti fino a Demos Bonini e tanti altri. Realizza alcune monografie a partire da quella del 1968 su Edoardo Pazzini presentato da Marcello Azzolini. Una profonda amicizia lega l’editore all’artista verucchiese fatta di frequentazioni abituali e collaborazioni: Pazzini non ha la patente e Ghigi con la sua 600 lo porta con sé nelle sue visite nelle scuole e nei comuni del territorio, così nell’attesa dell’amico disegna o dipinge. Lo testimonia l’affettuosa dedica del 9 settembre 1965 sul retro del quadro della mietitura che simboleggia luglio sul calendario della Cassa di Risparmio di Rimini del 1969.

Nel 1979 è la volta di Norberto Pazzini presentato da Pasini e nel 1989 saranno Rossana Bossaglia e Anna Mavilla a introdurre il cesenate Gino Barbieri. Un volumetto prezioso che pubblica nel 1974 raccoglie “Alcuni sonetti in dialetto romagnolo” di Addo Cupi, architetto, pittore, caricaturista riminese, poeta sagace e di rara bravura.

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