In principio fu il calcetto, ora la storia siamo noi

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Fino a qualche anno fa il calcetto, almeno nelle grandi città, era ancora lo sport nettamente più praticato: studenti, avvocati, operai medici fuori forma fasciati in improbabili divise della loro squadra del cuore lasciavano sudore, divertimento e articolazioni su campi in erba sintetica almeno una o due volte a settimana. Una calda sera della primavera romana del 2017, tornando a casa proprio dopo una di quelle partite, vidi quattro persone che giocavano uno sport non ben identificato chiusi dentro pareti di vetro e con delle racchette in mano. Il Padel non era ancora diventato la mania del momento, protagonista del mio tempo libero e assoluto dominatore dei profili Instagram di mezza Italia che ormai sogna di essere Juan Lebron o Fernando Belasteguin almeno quanto Cristiano Ronaldo o Romelu Lukaku. 

Se un miracolo piuttosto celebre di circa 2000 anni fa trasformò l’acqua in vino, in Italia assistiamo da anni alla trasformazione dei campi da calcetto in campi da Padel e se ancora Roma, e tutto il Lazio, resistono come centro gravitazionale di questo sport ormai le gabbie proliferano in tutta Italia senza freni. Ma qual è il mito fondativo del Padel? 

La storia

Enrique Corquera, milionario messicano, deve essere sempre stato un tipo intransigente con i propri desideri: leggenda racconta che alla fine degli anni ’70 decise di costruirsi un campo da tennis regolamentare dentro la sua villa ma lo spazio a disposizione non era sufficiente. Il parere di architetti, operai e amici non lo fermò e quando si accorse che le pareti della casa erano troppo vicine e circondavano tutto il campo cominciò a giocare ugualmente. Fu proprio così che cominciò tutto anche se alcune versioni collocano la nascita del  Paddle a bordo di velieri inglesi nell’ottocento, dove per la noia i marinai sperimentarono un particolare gioco da fare in stiva con in mano i remi e una pallina che schizzava da una parte all’altra anche con l’aiuto dei muri. L’altra strada a ritroso per risalire alla fonte del Padel ci porta invece agli Stati Uniti, all’inizio degli anni ‘20, con diverse persone che nei parchi pubblici di New York si sfidavano in una strana variante del tennis, con racchette che assomigliavano a remi: da questo prototipo arriva l’evoluzione del Paddle Tennis inventata da Frank Beal con il pavimento in legno e le reti metalliche tutte attorno.

Teorie affascinanti e complesse, che però faticano a tenere il passo con l’intuizione di Corquera, veicolo vivente del gioco dal Messico fino all’Argentina dove il Padel è seguitissimo (Maradona ne era un malato vero e proprio) e dove viene giocato, insieme alla Spagna, al suo massimo livello. In Italia la nostra Emilia-Romagna, insieme al Veneto, si è fatta locomotiva del nuovo sport negli anni ’90 fino a cedere il passo, come detto, al Lazio. 

Uno spazio per raccontarlo

Il  Padel è uno sport spontaneo, a volte inconsapevole: basta poco per divertirsi (diventare bravi è un’altra storia) e aver voglia di giocare una, due o tre volte a settimana, a questo va aggiunto che possono giocarci persone di ogni fascia di età e con ogni tipo di allenamento e prestanza fisica. In questo spazio settimanale cercheremo di raccontarlo scoprendone le curiosità, le emozioni, approfondendo qualche aspetto tecnico e imparando la giusta terminologia da utilizzare per fare bella figura, almeno fuori dal campo. 

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