In Emilia-Romagna un minore su dieci vive in condizioni di povertà relativa
L'Emilia-Romagna è una delle regioni dove l'infanzia è più tutelata, ma registra comunque una sofferenza: più di un minore su 10 (il 16%) vive in condizioni di povertà relativa. Gli "early school leavers", cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d'istruzione, sono il 9,3% e i Neet (15-29enni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione) raggiungono la percentuale del 16%.
In entrambi i casi, come emerge dai dati dell'Atlante dell'infanzia a rischio dal titolo "Il futuro è già qui", diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell'Infanzia e dell'Adolescenza da Save the Children, si tratta di percentuali inferiori alla media nazionale (rispettivamente 13,1% e 23,3%), ma non molto lontane da quelle europee (9,9% e 13,7%).
In Emilia-Romagna, inoltre, più di un bambino su quattro (28,7%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l'infanzia finanziati dai Comuni, un dato al di sopra della media nazionale che si attesta al 14,7%. La spesa media pro capite per ogni bambino sotto i tre anni dei Comuni della regione per la prima infanzia è di 1.932 euro ciascuno, un "dato- sottolinea Save the Children- che si attesta nella fascia medio-alta, basti pensare che in Italia si passa dalla spesa di Trento di 2.481 euro fino ai 149 euro in Calabria".