In Emilia-Romagna trasformazione digitale per un’azienda su due

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Sotto il profilo imprenditoriale, la Romagna si dimostra come una terra di eccellenze. Alcune tipiche del territorio, vedi il mercato dell’ospitalità riminese, la portualità ravennate, il distretto ceramico faentino, il manifatturiero esteso tra Cesena e Forlì; altre sono, invece, l’estensione naturale delle filiere emiliane, con motor valley, food valley e packaging valley in prima fila a raffigurare la punta di diamante dell’economia regionale. Cosa rappresentino nel panorama nazionale e internazionale questi tre macro aggregati lo spiega bene uno studio di Banca Ifis sull’Emilia-Romagna. A partire dai motori, che con le sue 16.500 imprese vale qualcosa come 21 miliardi di euro di fatturato all’anno e dà lavoro a 66 mila addetti. Il territorio, «fortemente vocato all’export e all’innovazione tecnologica» ricorda l’analisi dell’istituto, è anche un generatore di attrazione turistica: 1,8 milioni i turisti ogni anno, con un fatturato generato di 301 milioni di euro grazie al co-marketing territoriale. Venendo all’alimentare, l’Emilia-Romagna è la prima regione europea per numero di prodotti Dop e Igp. Tra l’altro si tratta di un settore particolarmente prolifico, con 6 mila aziende attive capaci di generare sinergie a vantaggio anche della meccanica specializzata. Infine, uno sguardo alla produzione di macchine per il confezionamento, dato che proprio qui si trova la più grande concentrazione in Europa, grazie anche alle radici storiche che affondano nell’istruzione tecnica bolognese del 1800. La packaging valley emiliano-romagnola realizza, infatti, oltre 3 miliardi di euro di fatturato, con 170 imprese e 13 mila addetti.

Transizione digitale

Fatta questa premessa, lo sguardo delle attività imprenditoriali non guarda solo all’oggi e a cosa ha costruito nel corso del tempo, ma ha sempre un occhio puntato sul domani. E uno dei temi chiave di questo periodo storico è la digitalizzazione; capitolo dove l’intensità di investimento è tra le più rilevanti. Nello studio effettuato da Banca Ifis sulle 273 mila aziende dell’Emilia-Romagna (di cui il 27% risiedono tra Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna), la digital transformation sta coinvolgendo e coinvolgerà entro i prossimi tre anni circa il 47% delle imprese regionali. C’è da dire che, sempre secondo i numeri dell’istituto, questo è un territorio che più di altri sembra sensibile al tema, basti pensare che il numero di tecnologie pro-capite in uso per impresa oggi è di 3,2, quando la media nazionale è di 2,9. Allo stesso modo l’indice di innovazione emiliano-romagnolo è superiore di tre punti rispetto a quello del resto d’Italia, con l’automotive che rappresenta il settore a più alto livello di innovazione e quello delle costruzioni, al contrario, il più arretrato.

Ma dove finisce il denaro? Partiamo rispondendo con i dati consolidati del biennio 2021-2022, dove si vede chiaramente la mappa degli investimenti digital fatti sul territorio. Interessante è l’indirizzo preso dalle imprese, con un 39% che ha dichiarato di aver destinato risorse alla cyber security, un 33% al crm (customer relationship management, ossia la gestione delle relazioni con i clienti), un 32% al cloud e un 20% alla supply chain management. Insomma, la sicurezza dei dati è il primo fattore di investimento, a cui seguono le tecnologie dedicate alla condivisione e gestione delle informazioni interne ed esterne. Più marginale, invece, il segmento dei robot collaborativi, delle stampanti 3D o della realtà aumentata.

Previsioni

Spostando il focus sul fronte previsionale, quindi al biennio 2023-2024, l’attenzione delle società romagnole non sembra discostarsi più di tanto. Continuerà, infatti, a investire in supply chain il 19% delle imprese, il 18% in cloud, il 16% in applicativi per l’implementazione della cyber security e il 12% in crm.

Bene anche il tema degli e-commerce che, dopo il grande slancio del biennio pandemico, con tante attività, soprattutto piccole, che hanno cercato di ritrovare uno spazio di mercato aprendosi all’online, continuerà a crescere anche in futuro, catalizzando un altro 14% delle risorse messe a disposizione dalle aziende sulla transizione digitale.

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