In bici a San Luca per la serie A del Bologna

Ai giorni nostri ogni salvezza è un po’ uno scudetto anche in casa di chi – per dirla con le parole di mister Fulvio Bernardini entrate di diritto nell’albo degli aneddoti pallonari - ai tempi dell’ultimo tricolore appuntato sulla casacca rossoblù “giocava come solo in Paradiso”. Per questo, a ogni Serie A conservata dal club felsineo il 52enne verucchiese Claudio Santoni, tifosissimo del Bologna fin dalla culla e grande amante di ciclismo, fonde le sue grandi passioni in un originalissimo voto: sale in sella alla sua bici alle prime luci dell’alba all’ombra della Rocca Malatestiana e si sciroppa 250 chilometri per raggiungere il Santuario di San Luca e fare ritorno in giornata. Più che una tappa del Giro d’Italia. Un rito che si rinnova di anno in anno e che martedì scorso lo ha visto protagonista anche alla fine di un anomalo campionato.

«Tutto è partito nel 2005. Mi ero ripromesso di raggiungere Bologna sui pedali in caso di nuovo scudetto e quando gli Allievi di Pioli si sono laureati campioni d’Italia a Misano mi sono detto che era un segno. Era luglio e sono partito senza neanche avere l’allenamento giusto. Fu una mazzata incredibile, ma che gioia!» rivela.

Il voto è diventato rito di ringraziamento e propiziatorio poco dopo, quando la squadra rossoblù scese in Serie B. «Un amico mi sfidò in dialetto dicendomi “va là che quest’anno non vai a San Luca!” e a promozione conquistata ho ripetuto la prova. Da allora lo faccio ogni stagione ad agosto» prosegue Santoni, che nel tempo ha affinato la preparazione: «In inverno esco ogni tanto ma ad agosto solitamente ho qualche settimana di ferie e mi alleno tutte le mattine per essere pronto. Alla fine ci vuole un giorno, sei-sette ore all’andata e altrettante al ritorno. Ricordo che le prime volte facevo tutta una tirata senza neanche mangiare, ora mi porto dietro biscotti e spianata a tocchettini con il miele e conosco ogni palmo di strada, soprattutto le fontanelle di cui ho una sorta di mappa. Quest’anno di ferie ne avevo poche e così mi sono allenato dal 9 al 23 agosto prima di mettermi in sella: le giornate adesso però sono più corte, fa buio poco dopo le 20, così sono partito alle 4 da Verucchio (dalla statua di Dante in piazza come faccio scaramanticamente prima di andare a ogni partita) ed ero a San Luca verso le 11. In tempo per rientrare in sicurezza facendo tutta la via Emilia».

E il 52enne le partite se le vede praticamente quasi tutte live da un quarto di secolo: «Sono abbonato al Dall’Ara dal 1996-97 e in casa non manco mai. Ma faccio anche diverse trasferte: di solito salto Roma, Cagliari e le più lontane al sud». Una passione premiata da una citazione con foto sulla rivista ufficiale distribuita allo stadio prima di ogni partita: «Ogni anno scrivevo una lettera al responsabile, un giorno l’ho conosciuto sull’autobus, gli ho raccontato questa storia ed è finita su un numero di presentazione della partita. E’ stato speciale».

Inevitabile in chiusura qualche curiosità un po’ più tecnica: «Quale è stato il Bologna più forte? Quello del 1998 con Signori e Cruz (è il mio giocatore preferito fra quelli visti dal vivo) arrivato alla semifinale Uefa che ho seguito anche in Europa. Quest’anno la squadra è ancora una voltain rifacimento, ma ce la caveremo come sempre grazie anche al nostro super allenatore Mihajlovic cui faccio i più sentiti in bocca al lupo».

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