Tragico incidente in moto a 16 anni: l’addio di Sesto Imolese a Luca Calderoni


Si sono celebrati questa mattina i funerali di Luca Calderoni, il 16enne di Sesto Imolese (avrebbe compiuto 17 anni a novembre) che ha perso la vita martedì sera in un terribile incidente in moto sulla via Correcchio. La salma ha lasciato la camera mortuaria dell’ospedale di Imola per raggiungere le scuole elementari della frazione. Da lì poi è partito il corteo per la chiesa di Santa Maria Assunta. La salma di Luca riposerà nel cimitero di Villa San Martino, frazione di Lugo. Luca, oltre al padre Marco, alla madre Silvana e al fratello maggiore, lascia tanti amici, compagni di classe (frequentava l’Ipsia Alberghetti a Imola) e coetanei del paese con i quali, da ragazzino, frequentava la parrocchia.
Un tragico incidente
In quel tragico martedì, Luca stava rientrando a casa intorno alle 20 e percorreva la via Correcchio in un tratto di strada rettilineo, in prossimità del civico 33, in sella alla sua Cagiva Mito 125. All’improvviso, avrebbe però deviato verso sinistra uscendo dalla carreggiata e andando a sbattere violentemente contro un albero. Non risulterebbero altri veicoli coinvolti, né tracce di animali che possano avere in qualche modo distolto la sua attenzione. Inutili i tentativi di rianimazione sul posto, medici e operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del ragazzo.
L’ultimo saluto
Al dolore composto della mamma, del babbo e del fratello maggiore Nicholas si è unito il dolore “giovane” di tanti amici in quella età in cui la morte non è fra le ipotesi contemplate e sarebbe davvero giusto così. Per il 16enne Luca Calderoni il destino ha invece deciso altro e i suoi amici, compagni di parrocchia, di scuola, ieri mattina erano tutti attorno a lui per il suo funerale. In corteo , dalla scuola elementare del paese dove è arrivato da Imola il feretro alla chiesa di Santa Maria Assunta, in sella ai motorini a sgasare per dirgli ancora una volta ciao in quel linguaggio condiviso da tanti ragazzi da queste parti. La moto era anche la passione di Luca, che aveva preso da poco più di un mese la patente per guidare la sua amata Cagiva gialla su cui ha incontrato la morte. Motorini a tutto gas, palloncini liberati in cielo come tante anime a cercare quella dell’amico per farle compagnia, i cartelloni con i saluti «Luca eri il più piccolo ma sei il più grande» e quelli con le foto insieme con i compagni di scuola portati da una insegnante fin sull’altare. Qui il ricordo è stato affidato a Nicolas Vacchi, che di Luca Calderoni è stato catechista e mai, prima d’ora, si era trovato a dover dare un saluto tanto difficile a uno dei suoi ragazzi. Lo chiama Luchino a più riprese, lo appella «birbante ma birbante buono» per indicarne amorevolmente l’esuberanza e la gioia di vivere che lo contraddistinguevano. Rivolgendosi ai genitori, Marco e Silvana, ha detto: « Luca c’è, e con la nostra preghiera può vivere sempre più vicino a Dio in cielo. Diglielo caro Luca, a mamma e a babbo, e ai tuoi amici, Tu non sei scomparso, perché vivi nelle nostre menti, vivi nei nostri cuori, vivi in certi ricordi od espressioni che ci hai lasciato nel tuo quotidiano, ma soprattutto sei al cospetto di Dio. Diglielo Luca, che come ti avevo insegnato bene al catechismo, non sei volato in cielo, perché non sei un angelo, nemmeno un essere di puro spirito, non sei un supereroe, ma sei molto di più: una creatura di Dio, un figlio di Dio, un ragazzo schietto e buono, che alla fine della vita viene oggi giudicato sull’amore che ha seminato. Ma sei vivo, davanti a Dio. E guarda quanti amici ci sono per te qui ad accompagnarti a Lui». Vacchi ricorda il dono ricevuto da Luca e dai suoi compagni di catechismo l’anno della Cresima, un segnalibro a forma quadrifoglio con incisi i loro nomi che tiene oggi ancora più caro come simbolo di speranza.