"Salviamo il ponte Bailey nella vallata del Santerno"

Imola

BORGO TOSSIGNANO. Quel ponte in ferro, arrugginito, e legno sulla via Rineggio, è l’unica testimonianza rimasta del passaggio del fronte bellico nel territorio del Santerno. Una costruzione realizzata dagli Alleati, che prende il nome di ponte Bailey, eretta per sostituire quello sul Santerno distrutto dai bombardamenti aerei del giugno 1944. Struttura che ha permesso alle famiglie che abitavano la riva sinistra del fiume di potersi muovere. Oggi è lì, inutilizzato e inutilizzabile. Chiuso al transito e scippato, nel corso degli anni, di elementi in ferro e legno. A rendere insicura la situazione dell’infrastruttura c’è anche la mancata manutenzione, che nella parte basale sta creando problemi di stabilità. Da qui l’idea di provare a non disperdere una memoria storica e ingegneristica che ha attraversato i decenni.


Il progetto di valorizzazione
A cercare una via d’uscita per quei 70 metri di metallo che con la sola forza umana e senza l’utilizzo di apparecchiature meccaniche è rimasto in funzione fino agli anni ’80, quando fu costruito il nuovo ponte, c’è l’iniziativa pensata da GeoLab. «Un’azione – spiega il presidente Giacomo Buganè – che ha permesso di avviare un percorso di partecipazione dell’associazionismo ponendo al centro dell’attenzione la valorizzazione del fiume Santerno e l’abbellimento della pista ciclabile che unirà Castel del Rio con Mordano. Per ora hanno aderito l’Asp Valsanterno Catch & Release, Fustaja, Primola e il Club alpino italiano». Al di là delle idee per la qualificazione della ciclovia, sul futuro del ponte Bailey ci sono ipotesi precise. «Questo monumento storico della guerra – sottolinea Buganè – rileva segni di erosione sul basamento e ai piedi della diga a monte. In considerazione della limitata larghezza del ponte in funzione attualmente – aggiunge – un attraversamento dedicato alla ciclopista sarebbe da considerare. Posta l’opportunità di intervenire sul Bailey per consolidare il pilone centrale, l’opera andrebbe ripristinata come attraversamento della ciclopista». In ambito storico e turistico invece «vi si potrebbero collocare referenze fotografiche del passaggio del fronte bellico a Borgo Tossignano. Una sorta di mostra della memoria en plen-air. Intanto – conclude Buganè – nell’immediato proponiamo la collocazione di un pannello descrittivo dell’opera, della sua funzione, delle tecniche costruttive, del reparto che lo ha installato, ecc. Si potrebbe fare a costo zero perché è emersa la disponibilità di privati ad accollarsi il costo».
La posizione del Comune
«Purtroppo di questa iniziativa come amministrazione non siamo stati informati dall’associazione e ci dispiace. Da anni – sottolinea il sindaco di Borgo Tossignano Mauro Ghini – è in piedi l’idea di intervenire per il recupero del ponte. Non è però una cosa semplice e immediata. In primis perché la proprietà non è solo comunale, ma ci sono anche l’Ente di bacino e il Genio militare. In secondo luogo perché le prime ipotesi di spesa vedrebbero investimenti per quasi 1 milione di euro. Risorse che sono difficili da recuperare in breve tempo. La volontà è quella di riuscire a trovare una soluzione che se anche non permetterà la percorribilità del ponte permetta almeno una sua messa in sicurezza generale. Le iniziative – conclude il primo cittadino – sarebbe meglio fossero però concertate e non lasciate a voleri “individuali”».

L'intervista. La disponibilità per «creare qualcosa, anche solo di simbolico, che possa testimoniare lo sforzo umano, ingegneristico e bellico per il ponte Bailey» c’è e ha ragioni che uniscono la voglia di non dimenticare alla “questione privata”. Lo conferma Manuela Krak, imolese e figlia di un soldato polacco, Witold Krak, che fu proprio uno dei costruttori di quella struttura durante il secondo conflitto mondiale. «Mio padre – ricorda oggi la figlia – era in seno al corpo di spedizione polacco che faceva parte del reparto inglese che rientrato dalla Siberia, dove era stato rinchiuso per alcuni anni, attraversando l’Iraq e l’Egitto sbarcò con gli Alleati a Taranto. Partecipò così alla campagna di Liberazione che lo portò a combattere su diversi fronti fino ad arrivare a Imola e nella valle del Santerno». Un’odissea difficile e travagliata, sotto i colpi di fucili e mortaio che lo vide, in terra di Romagna, essere tra quei temerari che senza ausilio di macchinari costruirono il ponte Bailey a Borgo Tossigano. «Mio padre – prosegue Manuela Krak – era un carpentiere metalmeccanico che dopo la fine della guerra rimase comunque in Italia, precisamente a Imola, dove aprì un’officina in viale Dante». Fu qui che conobbe la giovane imolese Silvana Fantini, sua futura moglie, che sposò nel giro di pochissimi anni. «Ricordo da bambina mio padre in officina a lavorare e ricordo anche che partecipò alla costruzione di un altro ponte nella Bassa imolese vista la sua nota capacità di carpentiere metallico. Per questa ragione storica, affettiva e famigliare – spiega – ho dato la mia disponibilità a finanziare, se si potesse fare, un intervento di testimonianza proprio nel ponte di Borgo Tossignano. So bene come sia oneroso e difficile poterlo rimettere in funzione, ma almeno tentare di non farlo crollare o non distruggerlo sarebbe per me, per il territorio e per la storia, un’occasione guadagnata e di grande emotività».

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