Al Giro dei Tre Monti c’è tantissima Africa e c’è pure Borghesi

Imola

IMOLA. Tanti auguri “Giro dei Tre Monti”. Ieri mattina all’autodromo Enzo e Dino Ferrari si sono presentati in 5.200 per spegnere le 50 candeline della decana tra le gare podistiche romagnole, ricevendo un cambio un libro scritto da Lisa Laffi, sulla storia delle 49 edizioni precedenti. Alla festa ha partecipato anche il sole che ha reso l’organizzazione a cura dell’Atletica Imola Sacmi Avis, ma coordinata da Leo Zanuccoli insieme al Comitato Podistico imolese, efficiente come al solito.

Per l’occasione si sono presentati anche uno stuolo di campioni africani, mischiati tra i quasi 800 agonisti, che hanno monopolizzato le prime posizioni in entrambi i sessi ed entrambi gli ori sono targati Kenya, ma senza migliorare i record dei connazionali Meli Kiprotich, 44’40” e Jepkurgat, 52’25”.

In campo maschile la prova di forza sul famoso percorso di 15,3 km del favorito Ishmael Chelanga Kalale si materializza già al secondo chilometro all’interno del circuito, sbarazzandosi dei momentanei compagni di fuga, il connazionale Kisorio e il burundiano Irabaruta. Tutto resta invariato nei 5 km di salita verso lo scollinamento del Monte Frassineto (Gpm circa a metà tragitto), che viene raggiunto dal “colored” della Casone Noceto, in 24’40”, con un margine di sicurezza nei confronti di Irabaruta e Kirosio, che nel frattempo si sono separarti, ma anche nella successiva discesa cambiano solo i distacchi.

Così Kalale passa alla storia come cinquantesimo vincitore della gara ideata nel ’68 da Leo Monduzzi (ancora presente a 90 anni come direttore di gara), con il tempo di 46’13”, rifilando a Irabaruta 1’14”, a Kisorio 2’29”, e giù dal podio il marocchino Aich (a 2’40”), il ruandese Myasiro (a 3’03”), l’altro marocchino Zitouni (a 3’25”) e finalmente il primo europeo, l’olimpionico ucraino Matviychuk (a 3’45”). A chiudere una top ten “globalizzata” ancora un keniano, Kirui e due marocchini, Benhamdane ed El Barhoumi, prima di accogliere ancora una volta il riminese Gianluca Borghesi (a 5’13”), migliore tra gli italiani, davanti a Ricciardi (a 5’26”) e Simone Bernardi (a 6’33”), che conferma la sua leadership tra gli imolesi.

Il continente Nero fa man bassa anche nel settore rosa, ma il terzetto in testa si mischia più volte nella parte di salita, per poi lasciare il bastone di comando nelle mani di Ivyne Jeruto Lagat, la quale sfreccia sulla finish line sancendo un buon 54’22”, davanti all’ugandese Munguleya (a 54”) e all’etiope Tegegn (a 1’18”). Quarta, prima italiana, la riccionese Beatrice Boccalini, che non finisce di stupire, cronometrata, al suo debutto sul difficile tracciato imolese, in 56’08”. Il suo rammarico è evidente sul traguardo. «Con questo tempo avrei potuto vincere le ultime tre edizioni». Meglio non accontentarsi, ma la sua performance ha permesso di tenere lontane campionesse affermate come Varga, Nanu e Yayeh.

Tanta Romagna anche tra i vincitori di categoria, grazie a Borghesi, Ridolfi, Moroni e la Nanu. Nella graduatoria a punteggio societaria trionfa il Gs Gabbi e da segnalare infine le 150 presenze di under 16 nel “Gp Promesse di Romagna”.

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