Imola, il Santerno esonda a San Prospero. Paura e rabbia fra i residenti

Imola

IMOLA. Cittadini di San Prospero su tutte le furie per la gestione dell’allerta meteo del 2 febbraio, dopo che la piena del fiume Santerno ha provocato il cedimento di circa venti metri di argine e l’allagamento di alcuni terreni coltivati.

«Siamo molto arrabbiati perché in una situazione di emergenza nessuno era presente», attaccano Iole Berti, Bruno, Mattia, Michela Gardi e Giovanna Masi. «Ora esiste una situazione di pericolo costante e non indifferente che va gestita e nessuno ci dà ascolto. L’argine va senza indugio ricostruito. Chi è competente deve provvedere immediatamente, altrimenti sarà nostra cura individuare responsabili e agire di conseguenza».

Nessuna attenzione

Ripercorrendo quanto è accaduto sabato mattina «alle 8.30 circa abbiamo notato che l’argine lasciava trafilare acqua con molta pressione e potenza» racconta il gruppo. «In un attimo abbiamo capito che qualcosa non andava, come era già accaduto in passato». Attivarsi per segnalare cosa stesse succedendo non ha portato alcun risultato: «Abbiamo telefonato alla Protezione civile che, arrivata sul posto, ha preso visione della situazione e ha detto di non poterci fare nulla» aggiungono. «Preoccupati per la nostra abitazione, posta solo a 150 metri dal corso d’acqua, abbiamo contattato immediatamente la Cti (Cooperativa trasporti di Imola), in quanto proprietari del terreno adiacente all’argine, sentendoci rispondere che la questione non era di loro competenza».

Nel frattempo «la falla si è aperta sempre di più, fino a quando verso le 10 si è avvertito un gran boato dovuto alla rottura completa dall’argine. Una enorme massa di acqua si è riversata con immensa potenza nei terreni. Molto spaventati e presi dalla disperazione, abbiamo chiamato tutte le forze dell’ordine, ma solo i carabinieri sono accorsi a verificare la situazione».

I danni

Con il passare delle ore «abbiamo realizzato che l’argine aveva subito una rottura di circa 20 metri e la situazione poteva diventare davvero pericolosa per noi e per l’intera frazione di San Prospero» prosegue il gruppo. «I terreni allagati sono sì più bassi rispetto a quelli circostanti a causa delle passate escavazioni di materiale inerte da parte della Cti, ma non sono impermeabilizzati e alluvionabili, perciò non sono adibiti a cassa di espansione. Inoltre, i terreni attualmente allagati erano lavorati e pronti per la semina».

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