Imola, neonata morì dopo il cesareo, tre medici a processo

Imola

IMOLA. Tre medici dell’ospedale di Imola a processo per omicidio colposo per la morte di una neonata. I fatti risalgono al luglio 2014. Il dramma si era consumato dopo un parto disposto d’urgenza.

Il dramma

La gestante, al nono mese di una gravidanza che si era svolta senza problemi, si era recata all’ospedale Santa Maria della Scaletta per effettuare accertamenti in seguito ad alcune contrazioni. Ma sulla base dei tracciati i medici avrebbero rilevato sofferenze fetali, disponendo il trasferimento in sala operatoria. La piccola era nata viva ma subito dopo la nascita, avvenuta quindi con un cesareo, era stata sottoposta ad una prolungata procedura di rianimazione da parte dello staff di medici e infermieri che purtroppo non era servita a salvarle la vita. La piccola era infatti morta 45 minuti circa dopo essere venuta alla luce.

Le indagini

L’Ausl, allora diretta da Maria Lazzarato, aveva subito ribadito la «piena fiducia nella professionalità e nell’operato degli operatori sanitari coinvolti in questa vicenda dall’epilogo così drammatico». Inevitabilmente era partita l’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Bologna, coordinata dal sostituto procuratore Augusto Borghini. Il principale nodo da sciogliere era stabilire se si fosse trattato effettivamente di una morte imprevista e imprevedibile o se sussistessero all’opposto profili di responsabilità. 

La causa esatta del decesso era stata accertata dall’autopsia eseguita dall’anatomopatologa Sveva Borin. La morta era avvenuta per ipossia acuta, conseguente a una sofferenza respiratoria, non legata ad altre patologie. Il pubblico ministero Augusto Borghini aveva così aperto un fascicolo per omicidio colposo con sette indagati, tra medici e ostetriche che avevano seguito le fasi del ricovero e del parto. Nessuno, stando a quanto era emerso in prima battuta dalle indagini, aveva mai visitato la donna, una allora 24enne di origini albanesi residente a Imola assieme al marito 37enne, prima della 36ª settimana di gestazione.

Successivamente la posizione di quattro professionisti in forza all’Ausl è stata archiviata durante le indagini preliminari. Per tre di loro è invece arrivato il rinvio a giudizio. Dopo l’udienza di ieri il processo è stato aggiornato a maggio. I genitori della neonata, assistiti dall’avvocato Filippo Grillo, non si sono costituiti parte civile e sono in attesa di ottenere un risarcimento da parte dell’azienda sanitaria imolese.

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