No all’azienda metropolitana unica: sono quattro le ipotesi sul piatto

Imola

IMOLA. Sono quattro le proposte di assetto istituzionale futuro delle Aziende sanitarie dell’area metropolitana di Bologna presentate dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana.

E tutte portano con sé un’ottima notizia per Imola: «I nuovi assetti istituzionali proposti non prevedono la realizzazione di alcuna Azienda metropolitana unica», scrive nero su bianco la Ctssm.

«La letteratura internazionale e le esperienze nazionali sembrano indicare che allo stato attuale la fusione tra Aziende usl dell’area metropolitana non incida in modo rilevante per il perseguimento delle finalità generali dell’Accordo di programma», entra nei particolati il Nucleo tecnico di progetto, che ha elaborato il documento. E «la riorganizzazione dei servizi distrettuali ed ospedalieri nell’area metropolitana di Bologna può trovare una efficace attuazione anche nell’attuale scenario».

Primo scenario

Il primo scenario prevede la possibilità di delegare le funzioni di programmazione e alta gestione ad un organo di governo comune tra le Aziende metropolitane, previa modifica degli Atti aziendali. A seguito di questa modifica, che richiede un atto normativo di indirizzo regionale, si propone la definizione di un Accordo di programma per disciplinare gli ambiti di attività in comune (a partire dai Dipartimenti interaziendali) e le principali regole organizzative e finanziarie per la gestione in comune di quelle stesse attività.

Questa ipotesi ha un impatto istituzionale relativamente modesto, ma non consente ai direttori dei Dipartimenti interaziendali di poter disporre in modo unitario delle risorse affidate loro, in particolare per quanto riguarda le risorse umane che continuano a mantenere rapporti datoriali con le Aziende di origine.

Secondo scenario

La seconda proposta prevede che, ancora una volta previa modifica degli Atti aziendali, sia istituito un soggetto giuridico autonomo di tipo consortile al quale le Aziende rimettono le risorse necessarie per lo svolgimento delle funzioni e delle attività di interesse comune e al cui interno i direttori dei Dipartimenti e i Direttori generali (congiuntamente) dispongono di poteri comparabili a quelli previsti per un’Azienda ordinaria.

Questa soluzione consente di superare gran parte delle difficoltà dello scenario precedente, ma richiede una specifica iniziativa normativa regionale, che introduca e disciplini una nuova tipologia di Azienda sanitaria, oltre che un ulteriore chiarimento riguardo all’istituto della co-datorialità nei rapporti con il personale e alla sua sostenibilità.

Altri scenari

Le due ipotesi successive, sulle quali la Conferenza ha richiesto specifici approfondimenti in relazione alla originalità e innovatività delle proposte, riguardano la creazione di due nuove Aziende, una ospedaliero-universitaria e una di nuovo tipo, sanitario-universitaria, per la piena integrazione di assistenza, didattica e ricerca.

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