«La memoria della Resistenza non è retorica, è dovere civico»

Imola

IMOLA. Imola Medaglia d’Oro al valor militare per attività partigiana ha ricordato ieri il sacrificio di quanti, uomini e donne, civili, militari e religiosi, si adoperarono per conquistare libertà e democrazia.

E lo ha fatto lasciando parlare i giovani, che attraverso il progetto di arte pubblica “Quando un posto diventa un luogo”, curato da Annalisa Cattani, hanno re-inaugurato i monumenti dedicati alla Resistenza ed alla Lotta di Liberazione, ridando loro nuova vita.

La cerimonia

L’intensa mattinata organizzata in occasione del 73° anniversario della Liberazione è cominciata alle 9 nella sede Anpi, con la posa di una corona alla lapide dei partigiani ed antifascisti caduti e fucilati a Bologna. Di seguito all’interno della Rocca Sforzesca è stata deposta una corona alla lapide a ricordo dei partigiani e antifascisti detenuti e torturati in Rocca. Da lì, in corteo, i presenti hanno raggiunto piazza Gramsci, dove si è svolto il concerto della Banda Musicale Città di Imola. Proprio in piazza Gramsci, alle 10.30 ha preso il via la celebrazione ufficiale con l’intervento di Adriana Cogode, commissario straordinario del Comune, e Bruno Solaroli, presidente Anpi. Sul palco erano presenti le autorità civili e militari ed in particolare il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il senatore Daniele Manca, la consigliere della Città Metropolitana, Simona Lembi, i rappresentati di polizia, carabinieri, guardia di finanza, esercito, polizia municipale, Anpi, Aned e associazioni d’arma.

Sapiente memoria

«La memoria della Resistenza non è retorica – ha detto la Cogode –. E’ dovere civico, è sapiente memoria, quella memoria che si traduce in sapere consapevole, quel sapere che ci consente di discernere il bene dal male e di restare liberi sempre. Ebbene, attraverso la conoscenza degli eventi della Liberazione, acquisiamo il potere di scegliere il bene ed alimentiamo la fede nella libertà, nella democrazia e nella giustizia. Oggi dobbiamo impegnarci a conservare la ricchezza di una libertà che mai più dovrà essere inquinata o minacciata da altro odio razziale o da conflitti di sangue e violenza. Oggi le nostre armi per difendere la democrazia sono la conoscenza, la coscienza civica e collettiva, la legalità, l’uguaglianza. Armi da usare contro il nemico più pericoloso: l’indifferenza. L’indifferenza è atrofia dell’intelletto, è separazione dalla vita reale, è quel vuoto di valori e di idee che richiama il male, non più distinguibile dal bene».

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